BRESSAN 5 Continua il suo periodaccio, ancora una volta tocca metterlo tra i responsabili di un gol subito dal Varese: la mancata trattenuta sul tiro di Djokovic è un errore grave. Poi si riscatta con un miracolo su Graffiedi, ma la frittata è fatta.
PUCINO 5 Un tempo a far fatica nel contenere le punture di Ceccarelli e D’Alessandro, Zecchin non lo aiuta in copertura e lui non si affaccia quasi mai oltre la metà campo.
REA 3 Non regala nulla, ma insieme ai suoi colleghi si addormenta sulla mancata trattenuta di Bressan sul vantaggio del Cesena. Fino alla follia che crocifigge la sua squadra: tacchettata sul piede di Comotto, Varese in 10.
CARROZZIERI 6 Merita la sufficienza per ogni anticipo, per ogni intervento, per la sua presenza e la sua voce. Certo che sul gol di Comotto, un po’ di colpa ce l’ha anche lui.
GRILLO 6 Tra lui e Pucino, meglio lui. Si avventura in terra offensiva per cercare di creare un po’ di scompiglio, per fare a spallate a caccia dello spazio per un cross.
ZECCHIN 5,5 La verità è che, ad oggi, preparare le partite contro questo Varese è fin troppo facile: spegni Zecchin e spegni la luce. Gli allenatori avversari ormai lo sanno, e costruiscono gabbie invalicabili attorno al cervello della squadra.
CORTI 5 Quando la quantità non basta, quando bisognerebbe tirare fuori dal cilindro un coniglio che non c’è.
FILIPE sv Ingiudicabile
KONE 4,5 Appena arrivato sembrava un fenomeno, adesso si presenta come un fantasma. Involuto e in caduta libera da un paio di partite a questa parte, diventa difficile giocare se anche lui si dimentica di dare qualità.
DAMONTE sv Entra quando è già tutto scritto.
NADAREVIC 6 In una partita così, l’intenzione e la voglia di fare possono bastare per la sufficienza.
EBAGUA 5 Acqua sul marmo: manca la faccia cattiva dell’uomo che vuole fare la guerra al mondo a suon di gol.
EUSEPI 5 Un giocatore diventa anche difficile da giudicare, quando non fa nulla per farsi notare. Ci si accorge che è in campo quando viene chiamato per far posto a Martinetti.
MARTINETTI 6,5 E’ il più pericoloso dei suoi: un tiro da due passi rimpallato da Belardi, un paio di colpi di testa. Un “poco” che diventa “tanto”, quando attorno c’è il deserto. L’arbitro lo caccia perché scambia uno scivolone per un fallo: assurdo.
Francesco Caielli
a.confalonieri
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