Il tifo del generale Maran “Canterò con voi per Castori”

VARESE La lontananza, si sa, esalta affetti e sentimenti. Finché esisterà qualcuno che se ne va col Varese che morde il cuore e la gola ogni volta che il biancorosso riemerge, non dovremo temere nulla. Perché vorrà dire che la nostra diversità è salva, anzi è sempre più grande a ogni addio. E la diversità si chiama umanità, coralità e fuoco dell’ambiente.

«Cantate per Castori»
Se Rolando Maran non mancasse di rispetto al Catania, direbbe sicuramente che, accanto al grande sogno della serie A, sta vivendo la mancanza «dei biscottini e della bottiglia stappata alla fine di ogni pre partita, degli aperitivi in centro, del prosciutto affettato da Mauro Milanese e del brindisi con Enza e Dante al Goalasso insieme ai tifosi al fischio finale».
Il generale dice davvero, senza mancare di rispetto a nessuno, che «l’umanità diffusa che Varese trasmette e condivide con l’allenatore e i giocatori» alla fine fa sempre la differenza.

E se a Castori la curva riservasse lo stesso coro che dedicava a Maran, mettendo il nome di Rolando al posto di Sannino (“Di Maran me ne frego, tanto in panca c’è Castori”)?
«Auguro a Castori un coro come quello che ho avuto io perché non sarebbe mancanza di rispetto nei miei confronti ma un modo per caricarlo a molla. Però il mio nome non fa rima col suo, quindi se ne usano un altro viene meglio», sorride il tecnico del Catania.

L’eredità della scalata dal fondo a un centimetro dalla A sarebbe capace di schiacciare il Varese di Castori ancora prima di partire? E di togliere fame e piacere di vincere sfide molto piccole, rispetto a quelle già vissute? «Impossibile».

«Siete un blocco unico»
«Vedrete che presto tutti saranno pronti a buttarsi nel fuoco per vincere le partite, perché questo ti insegna Varese. Lì c’è una capacità che altrove non conoscono: quella di essere blocco unico».
Un anno fa la partenza fu drammatica, e se i biancorossi non avessero espugnato subito Vicenza, l’ultimo posto e la retrocessione avrebbero inghiottito tutti e tutto.

«Il vento del Franco Ossola»
«I presupposti oggi sono completamente diversi: ci sono stati molti cambiamenti in meno dell’estate 2011, c’è l’esperienza di Castori, c’è il valore umano di Enzo, Mauro e Antonio. La finale al massimo avrà lasciato qualche scoria da lavare via ma non è e non sarà mai un peso. La gente domani tornerà allo stadio felice di avere vissuto una grande avventura, ma prontissima a riprovarci. Varese-Sampdoria non sarà mai un blocco o una ferita ma un orgoglio, un’opportunità, un altro gradino superato per essere consapevoli della propria forza».

Castori non è solo «un ruspante da Varese» ma «la persona giusta al posto giusto nel momento giusto». «Sono convinto che partirà forte e farà grandi cose perché al Franco Ossola c’è un vento che spinge: basta aspettarlo e soffiare insieme. Se sai ascoltare quello che ha dentro e che sussurra, Varese ti stupisce e ti migliora».

<Brinderò al Goalasso>
Il Catania domenica sera gioca all’Olimpico contro la Roma e Maran, l’ha dimostrato anche al Franco Ossola, sa come sgambettare Zeman che lo sostituì brutalmente a Brescia (una volta ci disse: «Una ferita chiusa ma, dentro di me, sempre aperta»).

Prima, però, non vorrà mancare a un ultimo brindisi per i primi tre punti di un Varese per sempre suo. Ti aspettiamo domani sera al Goalasso, generale.

Andrea Confalonieri

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