VARESE – Non vedendo o non sentendo più il presidente Rosati, qualcuno iniziava a preoccuparsi: non è che si è disamorato e prepara qualche brutta sorpresa? Se anche lo fosse, e in parte lo è («Se metto in fila le delusioni che sto avendo da questo mondo, mi passa la voglia»), gli basta una battuta fulminante – forse indirizzata all’impermeabilità di territorio e istituzioni – per tornare in sella e farsi riprendere la mano: «La gente dovrà iniziare ad avere paura quando davvero parlerò, non se sto zitto».
«Mercato ignobile. E non solo»
«A voi sembra logico iniziare il campionato con squadre finte rispetto a quelle del 31 agosto, a fine mercato? Non si poteva prima chiuderlo e poi andare in campo?». È l’Italia, presidente. «Les italiens», i soliti italiani, direbbero sospirando a Parigi.
Les italiens. Anche al calcioscommesse. «Vi scongiuro, non fatemene parlare». Perché, se no? «Sia l’anno scorso che quest’anno qualcuno ci ha tolto qualcosa. E poi quel -1 in classifica: non me ne dimentico finché campo. Se avesse fiutato l’aria e patteggiato, non perché fosse giusto ma perché era l’unica cosa da fare in un sistema come questo, Pesoli non avrebbe beccato tre anni e il Varese non ripartirebbe da sotto zero. Pazienza, restiamo cornuti e mazziati. Finché non mi stufo».
«Il carro si svuota e io salgo»
«Quando il carro è mezzo vuoto, come ora, io arrivo e ci salgo. Facessero tutti così… Troppo facile essere del Varese solo quando senti profumo di A».
Non è contento degli abbonamenti (2.000 a ieri sera, oggi la campagna chiude e poi riapre lunedì)? «Sono curioso di vedere a che quota chiudiamo» (e dal telefono sembra uscire un sibilo). «Alla società staccare duemila o tremila tessere non cambia nulla: mille abbonati in più incidono per lo 0.5% sul bilancio, ma incidono sul mio cuore. Io non ho un’azienda come l’Ignis che qui affonda le radici, ancorandomi, e a volte nella vita devo guardarmi allo specchio e chiedermi: il territorio e l’amministrazione sono permeabili o impermeabili al Varese?». Ma il tempo dell’ultima risposta non è imminente. Certo, tremila abbonati sarebbero un modo per dire a Rosati: «Siamo l’acquisto migliore della tua vita».
«Ve la do io la fame»
«Avete paura che i giocatori non abbiano la fame per battere l’Ascoli? Domani gliela fa venire Castori… Lui ne avrà a dismisura. Certo, il Varese non ci arriva sanissimo. Ne abbiamo fuori molti, giochiamo con dei punti di domanda. Ma chi vive sulle spalle di quello che ha fatto l’anno scorso o due anni fa, non ha capito dove si trova. Se il Varese si guarda alle spalle, muore. Basta un giorno per costruire o rovinare la tua storia. Pensate alla finale. Sono ancora incazzato, e dovrebbero esserlo tutti quelli che c’erano. Se qualcuno si tira indietro o non si sente pronto, non c’è problema: gioco io. La finale non è quella di due mesi fa ma quella che c’è tra due giorni. Se non lo sai, non hai capito nulla della vita e del Varese».
«Non vorrei essere favorito»
Castori? «Se darà qualcosa al Varese, il Varese restituirà a lui molto di più. Come tutti quelli che sono passati da qui». De Luca? «Voglio che rimanga: qualche squadra di A (Parma) può acquistarlo e lasciarlo esplodere definitivamente da noi». Ebagua? «Credo nel professionista, e la piazza non mi sposta di un millimetro da questa convinzione. La priorità ora è De Luca, a metà settimana parleremo di Giulio».
Il nuovo centrocampista? «Ci manca un Kurtic, lo prenderemo. Ma c’è l’uno per cento di possibilità che succeda qualcosa prima di sabato. Pensiamo a battere l’Ascoli e ad aumentare gli abbonati». Le favorite del campionato? «Spezia, Padova, Verona… Sono macchine da formula uno, piene di leader dentro e fuori l’abitacolo: meccanismi troppo complessi per me. Se si intasa un tubicino dell’olio, all’improvviso si fermano. Se no, fanno sfracelli».
Rosati vuole, nell’ordine, battere l’Ascoli, tenere De Luca, comprare uno forte, tremila abbonati e riprovarci (a fare cosa, lo sappiamo benissimo). Chiede la luna? Se tutti si buttano nel fuoco, la luna è qui, dove è sempre stata: tra il Sacro Monte e il Franco Ossola.
Andrea Confalonieri
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