Se il Marocco va in tavola nel rione l’Italia se lo gusta

Cosa succede quando una ragazza marocchina apre una panetteria vicino all’Ippodromo, quartiere centralissimo di Varese? Quando, tra le tradizionali michette vuote, compare anche il vero pane arabo, quello sottilissimo da mangiare con il cous-cous?

L’unica che può dare la risposta è , 35 anni, di Casablanca che due anni fa ha fatto una scommessa e ha aperto, in viale Aguggiari 62, il panificio “Pane e dolci”.

Chi pensa che il profumo di spezie si accompagni male alla pummarola si sbaglia di grosso.

«Ho solo clienti italiani e il pane arabo è molto richiesto, ogni tanto me ne ordinano parecchio per feste a tema o per occasioni particolari – racconta l’imprenditrice – Affianco al pane, ho quindi proposto anche un menù di piatti da asporto di cucina tradizionale marocchina che, però, vanno ordinati con un po’ di anticipo. Qui si possono trovare anche i classici dolci arabi». Bouchra è arrivata in Italia dopo una laurea in lettere e un master nella moda. In Marocco, a Casablanca, organizzava la produzione di indumenti per bambini in una fabbrica.

«In pratica, in base alla data di consegna della merce, mi occupavo di ordinare la stoffa e di suddividere il lavoro su turni, in base al personale – racconta la giovane, che ha nostalgia di questo impiego – Arrivata in Italia ho provato a lavorare nella moda, ma per ora non ho mai ricevuto una risposta positiva».

Da qui la scelta del panificio: Bouchra si occupa del pane arabo e degli alimenti del Marocco, tutto il resto è impastato da un panettiere italiano.

«Aprire questo negozio è stata una vera impresa – ricostruisce l’imprenditrice, che è sposata a un regista marocchino arrivato in Italia con il sogno di sfondare nel cinema – Io pensavo che una persona desiderosa di avviare un’attività venisse accolta a braccia aperte. E invece, qui in Italia, trovano tutti i modi possibili per farti passare la voglia di fare le cose. Alle tasse, ai permessi, si sommano regole e impedimenti di tutti i tipi. Si dice che qui c’è il problema del razzismo contro gli immigrati, ma non è vero. È la burocrazia il vero male di questo Paese».

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