Stipendi dei frontalieri “Sì ai pagamenti in euro”

LAVENA PONTE TRESA Avevano creato scandalo nei mesi scorsi. Con i primi casi scoperti e denunciati. Ma i salari pagati in euro ai frontalieri sono legali. È questa, infatti, la risposta del Consiglio di Stato, il governo del Canton Ticino, all’interrogazione di Gianni Guidicelli del Partito popolare democratico. Naturalmente devono essere rispettate condizioni ben precise per poter usufruire di questo “strumento” ossia che questa formula di pagamento rispetti il contratto. «Attualmente – spiega il Consiglio di Stato – le disposizioni del Codice civile che regolano il pagamento dei salari sono di natura dispositiva e non imperativa. Questo significa che con l’accordo della parti si può concordare il pagamento di salari in euro.  Questi devono in ogni caso assolutamente corrispondere a quello espresso nel contratto collettivo di lavoro oppure nel contratto normale di lavoro con salari minimi stabiliti». Sulla carta, però, pagare i propri frontalieri in euro, per beneficiare del franco alle stelle, non è una pratica fuorilegge. «Si tratta di una procedura ancora poco diffusa – aggiunge il governo – ma che viene considerata seriamente in  quanto può generare un rischio accresciuto di dumping salariale». Ed è proprio questo

il nocciolo della questione. Il rischio che qualche imprenditore se ne approfitti. Danneggiando i frontalieri e la reale concorrenza occupazionale. Da qui le preoccupazioni dei sindacati. Con l’Octs in prima fila a vigilare e esprimere le proprie perplessità sui rischi di un fenomeno che potrebbe espandersi. Secondo il sindacato, «nella sua risposta all’interrogazione il Governo conferma che il diritto svizzero non impedisce di stipulare contratti di lavoro nei quali il salario è in una moneta straniera ma a nostro avviso non è così». «Dal profilo legale la barriera più esplicita contro il pagamento del salario in euro – sottolineano infatti dall’Octs – è costituita dall’accordo sulla libera circolazione ed in particolare dal divieto di discriminazione. Visto che il pagamento in euro può comportare una pressione sui salari e può costituire un fattore di svantaggio per l’impiego di lavoratori ticinesi». Da qui la necessità di vigilare. «Perchè nonostante i casi finora segnalati siano ridotti – concludono dal sindacato – è indispensabile bloccare sul nascere la tendenza. Ed è evidente che i lavoratori coinvolti, per mantenere il posto, hanno interesse a non portare alla luce questo modo di pagamento dello stipendio».

b.melazzini

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