Volevo testimoniare la mia esperienza di ex lavoratore immigrato in Svizzera proprio quando in quel paese si manifestano segnali di chiusura, vedi referendum, verso i lavoratori stranieri. Nei primi anni 70’, fresco di diploma in chimica, un amico mi consigliò di fare domanda al Dipartimento Protezione Acqua e Aria di Bellinzona. Fui assunto nel laboratorio chimico, diventando un dipendente pubblico del Canton Ticino e mi trovai benissimo. Il capo Dipartimento mi raccomandò di informarlo in caso di episodi di intolleranza. Non ce n’è mai stato bisogno. Purtroppo dovetti ritornare
in Italia su preghiera di mia madre, che nel frattempo rimase sola. Il Dipartimento tentò di dissuadermi, ma alla fine accolse le mie dimissioni con grande dispiacere. Come siamo cambiati oggi: in Lombardia è esplosa l’intolleranza verso gli immigrati stranieri, in Svizzera pure verso gli italiani. Abbiamo perso il senso della misura e del vivere civile. Tra me lombardo doc ed i miei colleghi ed amici svizzeri non c’era nessuna differenza, oggi siamo stati capaci di creare fossati anche dove c’era un prato verde davanti a noi.
Intolleranze, rifiuti e xenofobie appartengono a rispettive minoranze, italiane e svizzere. Le maggioranze no, abbiamo la presunzione (la speranza) di pensare che siano oggi quelle di ieri. E che l’integrazione sociale alla fine prevalga sui separatismi culturali. L’estremismo etnico è il fenomeno periferico d’un territorio transnazionale del quale ci riconosciamo tutti cittadini allo stesso modo. Pur se la cronaca è talvolta trasgressiva verso la storia.
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