La Lega apre a Renzi. Lo fa per convenienza dopo un po’ di guai. Dal già condannato Bossi per vilipendio alla Bandiera, alle malefatte di euro e diamanti sottratti alla segreteria, allo scandalo dei rimborsi (anche mutande verdi) in Regione Piemonte. E’ ovvio che la Lega si attacchi a Renzi. Sta facendo bene i suoi conti, consapevole che alle europee e magari alle nazionali otterrà l’1%, di voti attaccandosi al “parolaio” (solo parolaio) avrà la possibilità – viste le capacità dello stesso di incantare col piffero i cittadini – di racimolare qualche punto in più. Cosa si fa per la “cadrega”.
La Lega non ha interesse a votare subito. Spera di raccogliere alle europee di maggio il consenso anticontinentale dei martoriati dalla crisi, e da qui partire per riconsolidarsi. Un’elezione nazionale arriverebbe troppo presto. Perciò guarda a Renzi, se non con favore, con indulgenza. Perché non dovrebbe guardarvi così? Tra l’altro, se si votasse subito bisognerebbe farlo con il proporzionale, dopo la sentenza della Corte costituzionale che ha bocciato il Porcellum. Ed esisterebbe il rischio d’evidenziare il ridimensionamento in atto da tempo, senza che sia diluito nell’appartenenza a una coalizione. Salvini e Maroni sono realisti, sarebbe sorprendente il contrario. Come loro, anche altri leader di partito che tifano per il prolungarsi della legislatura: il Pd per fare finalmente qualche riforma, l’Ncd (appena nata) per rafforzarsi, Sel per tentare -come la Lega- un recupero di fiducia popolare, i centristi per non finire al minimo storico, Berlusconi per guadagnare tempo e mirare a una personale ricandidatura tra quattro anni, finita l’interdizione giudiziaria.
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