Le parole di Conte il peggior servizio alla “juventinità”

Conte che aggredisce Capello è singolare. E per di più, rinfacciandogli di aver vinto due scudetti poi revocati. Bel servizio alla juventinità. Conte è troppo irruente. Non all’altezza del celebrato stile Juve. Forse gli brucia ancora l’eliminazione in Champions e gli rode quella Roma che non molla. Anzi, lo insidia con tenacia.

Capello ha detto: campionato italiano poco allenante per a Juve. Non era un rimprovero, semmai una giustificazione europea. Cioè: se la Juve non fila in Champions, la colpa si deve ad avversari tricolori poco consistenti. Poi ha detto: Conte non doveva punire i giocatori dopo il pari di Verona, non condivido questi metodi. Era una critica blanda, molto accademica, senza doppi fini. Al Capello 1 e al Capello 2 Conte non doveva rispondere, bastava che imitasse l’aplomb (a volte a denti stretti) di Giampiero Boniperti, che lo portò alla Juve dal Lecce. Macché: sangue agli occhi, e carica a testa bassa, Risultato: un danno d’immagine al club. E una risposta a Capello che sarebbe facilmente materia di nuove battute, stavolta al velenissimo: se, accusato di pronunziare fesserie, il tecnico della Russia ricordasse all’allenatore bianconero la sua squalifica per omessa denunzia, che cosa replicherebbe Conte a Capello? Fatto il danno, interverranno i pompieri. Consigliando a Capello di dedicarsi in prevalenza ai cremlini suoi, e a Conte di cogliere gli obiettivi italo-europei della Juve attuale. Per centrarli, è vietato offrire spunti di facile ironia alla concorrenza. Altrimenti si va incontro a pericolosi autogol, com’è stato quello di due giorni fa al termine della partita col Chievo, passando da una vittoria sul campo a una sconfitta fuori.

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