BUSTO ARSIZIO – «Prendiamoci cura dei nostri ragazzi. Ascoltiamoli sempre. E, quando non riusciamo a comunicare con loro, facciamoci aiutare da un mediatore». Patrizia Corbo, responsabile della onlus Piccolo Principe di Busto Arsizio, entra ogni giorno a contatto con situazioni di disagio giovanile. La notizia di ieri del tentato suicidio di una quattordicenne all’Itc Tosi ha profondamente scosso la psicologa: «Trovo significativo – dice la dottoressa Corbo – che la ragazza abbia compiuto
questo gesto a scuola, un luogo che i ragazzi considerano una seconda casa. Un posto che amano perché lì ci sono i loro amici. E se è vero che ha mandato un sms all’amica, significa che ha voluto lanciare un messaggio per dire: sono qua, esisto anch’io». Al di là del caso specifico della ragazza, Patrizia Corbo sottolinea quanto sia importante recepire in tempo i messaggi di disagio mandati dai giovani.
«Al Centro Pegaso incontro continuamente ragazzi che lanciano richieste d’aiuto. Molti di loro vivono con la paura di deludere i genitori, di non sentirsi all’altezza – spiega la psicologa – Paure che spesso sono infondate, ma che nondimeno fanno sorgere nei ragazzi pesanti sensi di colpa». Ecco perché è fondamentale riuscire a instaurare un autentico rapporto con i ragazzi, intercettarne in tempo i dubbi, le ansie, le paure. Se necessario, anche facendosi aiutare da una persona in grado di “mediare” tra i giovani e i propri genitori: «La figura del mediatore è sempre più importante: può essere un sacerdote, uno psicologo, un insegnante – rimarca la Corbo – A volte sono proprio queste persone a capire le esigenze profonde dei ragazzi. E in questo senso possono essere di grandi aiuto per i genitori».
Possono essere tante le cause del malessere giovanile: «Una delle più diffuse è la paura di dare una delusione ai genitori in campo scolastico – continua la psicologa – Lo vediamo bene in questo periodo, in cui vengono consegnate le pagelle. Per tanti studenti la paura di non essere all’altezza delle aspettative dei genitori è enorme. In situazioni come queste è necessario che i ragazzi
capiscano che un eventuale fallimento scolastico non è il fallimento della vita. Ci si può riprendere». Tornando al caso della giovane dell’Itc Tosi, la dottoressa Corbo osserva: «Ora rielaborerà quel che è accaduto e, con lei, gli insegnanti e i suoi compagni di classe. Con quel gesto, commesso in un luogo che ama, ha voluto lanciare un messaggio, affermare la sua presenza nel mondo».
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b.melazzini
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