VARESE Tre punti col Novara e siamo salvi. Cambiamo mezza squadra, cambiamo allenatore, vendiamo giocatori a mezza serie A e siamo salvi. Mani nude, casse vuote, teste piene e siamo salvi. Gabbiani come noi volano sulle gru dello stadio Picco. Come noi che sorvoliamo i cieli dalle discariche al mare, dal Sudtirol allo Spezia, dal Parabiago al Novara, e mercoledì
saremo salvi. Salvi e felici: per noi, per voi, per i pochi o tanti che ci credono (spesso pochi, raramente tanti). Perché il Varese in serie B, in una città che apprezza solo la vita da serie A, è un prodigio. E’ la rivolta degli umili. I poveri al potere. I folli sognatori contro i grigi pensatori.
Iniziamo dalle pagelle, anche se questo è il commento. Perché noi lo sappiamo benissimo: siete lì tutti ad aspettare il votaccio a Giulio Ebagua per il rigore sbagliato. E invece, vi deluderemo.
Voto 7 perché lo randellano dall’inizio alla fine e lui le prende, legno duro che non si spezza.
Voto 7 per il coraggio di sfidare 103 anni di storia, su quel dischetto: avrebbe eguagliato il record dei 38 gol di Toscano, che resiste dal 1940/41.
Voto 7 perché ha sbagliato da Varese: era troppo facile buttarla dentro.
Voto 7 perché ci restituirà tutto da Varese, mercoledì, ore 20.45 contro la sua scatenatissima ex squadra e i suoi ex tifosi novaresi che all’andata lo hanno seppellito di insulti.
Voto 7 perché senza i suoi 13 gol, non saremmo nemmeno qui a maledire un rigore sbagliato e a crederci ancora.
Voto 7 perché va bene così: teniamoci la fame tutta per il Novara. Quel dischetto insanguinato ci darà molti più punti dei due che ci ha tolto ieri.
Va bene così, perché il Varese cercava un bene più prezioso della vittoria. Cercava la convinzione di essere ancora se stesso: trovata. Cercava la solidità e le fortezze psicologiche nascoste: trovate. Cercava di non prendere gol dopo i 9 subiti nelle ultime 3 partite (Damonte davanti alla difesa prende tutto, e dietro Rea-Troest il resto). Cercava di giocare un primo tempo come i secondi, rischiando di fare gol più che di prenderlo. Cercava la sua dimensione d’alta classifica che si
era un po’ ammaccata: è arrivato tre volte (contro zero) davanti alla porta con Damonte, Odu e Giulio. Cercava un bagliore dai nuovi acquisti: Ferreira entra come un treno e si procura il rigore. Cercava personalità, il gusto di riprovarci e il suo pubblico, quello vero che non ha mai tradito. Cercava gioventù non bruciata, cioè Lazaar e Struna. Ha ritrovato tutto e il pareggio, la sconfitta o la vittoria sono niente di fronte a questo tutto.
Da Bari e Cittadella non tornavamo più a casa dicendo: abbiamo vinto noi, nessun pericolo e il colpo vincente tre volte sulle zampe, prendendo sempre in mano la partita nei momenti che contavano.
Torniamo a casa senza doverci tappare le orecchie per non sentire le solite menate sulla formazione, sulla tattica, sui cambi, sul baricentro. Cioè tutto quello che non è il Varese.
Torniamo sotto gli insulti degli spezzini contro Castori. Ma stavolta sono insulti bellissimi e indimenticabili, gli insulti di chi ha paura.
Andrea Confalonieri
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