– Il centro islamico di Varese è ritenuto “luogo a rischio”, insieme ad altre sei moschee in Italia. L’allarme lo lancia il consigliere(Fi), ma la comunità islamica varesina rigetta le accuse :«I terroristi non si nascondono tra noi, non fanno parte della nostra comunità e non frequentano la moschea».
«Ho appena appreso che i servizi di sicurezza italiani avrebbero segnalato al Governo e al Parlamento il centro di culto islamico di Varese, in via Giusti , come “luogo di culto che influenza la rinascita dell’islamismo estremista”, insieme ad altre sei moschee italiane» ha scritto ieri pomeriggio il consigliere Giacomo Cosentino.
«È necessario che tutte le istituzioni e le forze di polizia prestino massima attenzione ed aumentino i controlli di sicurezza per tutelare la nostra città».
Una notizia che suona come una bomba sganciata sulla comunità, già divisa tra le polemiche e l’ansia che i lone actor ( i terroristi che operano in maniera autonoma e indipendente) possano agire anche da noi, come è avvenuto in Francia. Mine vaganti, difficili da localizzare e per questo ancora più pericolose, che secondo il consigliere Cosentino si potrebbero nascondere anche tra i membri della comunità islamica di Varese. «Ora l’intervento del Prefetto e anche del Questore lo chiedo io – ha aggiunto Cosentino – per l’intensificazione dei controlli sul territorio varesino e in particolar modo sul centro islamico di via Giusti».
Chi frequenta la comunità di Bizzozero, però, è sicuro che nessun terrorista si nasconda tra di loro. Il responsabile della comunità islamica, , nega che qualche musulmano possa essersi avvicinato al pensiero radicale. «Noi conosciamo il Corano e la sua giusta interpretazione – spiega – Condanniamo il terrorismo e chiunque voglia, con la forza, imporre un diverso credo. E se qualcuno dei miei fedeli la pensasse diversamente, sarei il primo a segnalarlo alle forze dell’ordine».
Si dice collaborativo e fiducioso che le autorità faranno il loro dovere, come del resto hanno sempre fatto.
Risalgono alle fine degli anni’90 i primi nuclei jihadisti presenti sul nostro territorio che sfruttando il proprio carisma e, quando necessario, usando le maniere forti, riuscirono a controllare moschee a Varese e in altre città lombarde quali Milano, Como e Gallarate. «Ma non è mai successo niente – sottolinea Baroudi– Questo vuol dire che i controlli ci sono e che agiscono correttamente. I primi ad essere preoccupati altrimenti saremo noi, perché il terrorista uccide tutti, anche i suoi fratelli musulmani».
E ancora: «Queste continue discussioni non fanno che fomentare un sentimento negativo anche tra i nostri fedeli – aggiunge Baroudi – Quale uomo in una comunità in cui viene messo ai margini, trattato come diverso e additato come il male, non inizia a covare sentimenti di odio verso la comunità che lo umilia?».
«Non è una giustificazione, ma un tentativo di comprensione e analisi sul come nascono certi fenomeni».
Sentimenti che la comunità islamica analizza al suo interno, attraverso incontri e momenti di confronto, per scongiurare che, soprattutto i più giovani e sensibili, possano in qualche modo avvicinarsi a un pensiero radicale che li faccia sentire appartenenti ad una comunità unita, come forse noi non stiamo facendo.