Gpl, acidi e munizioniNel Varesotto treni a rischio

LUINO "L’unico treno sicuro al cento per cento è quello che non viaggia". Parole che arrivano direttamente dall’Ufficio federale dei trasporti elvetico, e che da sole rendono l’idea della realtà. Perché dopo la catastrofe ferroviaria di Viareggio anche lungo i binari della Bellinzona – Luino ci si interroga sulla sicurezza dei convogli e sui potenziali rischi per la popolazione. E i timori non mancano. La tratta, gestita prevalentemente dalle Ferrovie

federali svizzere e da Rfi, con Ffs Cargo e Sbb Cargo come vettori principali, ha nel trasporto merci la sua vera vocazione. Con volumi davvero notevoli che parlano di 75 treni merci al giorno da 1600 tonnellate che continuano a generare polemiche per il rumore dei treni, per la loro velocità di transito nei paesi e per le vibrazioni che causano danni alle abitazioni che si affacciano sulla linea.

Una linea che attraversa i nuclei abitati, con i convogli ferroviari che arrivano anche al chilometro e mezzo di lunghezza e percorrono questo "corridoio”, a binario unico nel tratto che costeggia il Verbano, a ridosso delle case passando per il centro di paesi e città. E lungo la Bellinzona-Luino-Laveno transitano mediamente cinque convogli al giorno con materiale potenzialmente a rischio: la sostanza più trasportata è proprio il Gpl, ma anche acido solforico, propilene, zolfo liquido. Poi ci sono i carri di benzene, toluolo, ammoniaca, cloro. E in alcuni casi anche munizioni. Circostanza che ha spinto, proprio all’inizio dell’anno, i sindaci italiani a chiedere un confronto urgente con gli operatori del trasporto merci proprio per riportare d’attualità la questione sicurezza. Del resto, anche negli ultimi anni, non sono mancati gli incidenti che hanno visto protagonisti i treni in transito. Già il 23 novembre 2006, infatti, a Luino si era vissuta l’emergenza per la fuoriuscita di liquido infiammabile – acetato di etilene –  dalla cisterna di un treno merci fermo sui binari. Il 30 ottobre 2007, invece, il pericolo si era corso a Bellinzona, dove un’altra cisterna su un convoglio diretto a Luino e poi verso Gallarate ha perso etilene stabilizzato, una sostanza che serve alla produzione della plastica.

Rischio altissimo, fortunatamente scongiurato, anche il 31 ottobre del 2008 a Laveno Mombello: un principio di incendio si è sviluppato su di un treno merci che trasportava sostanze chimiche tossiche e munizioni. Sul convoglio, della lunghezza di circa 500 metri, si è verificato un problema al locomotore. Il treno stava impegnando la galleria tra Laveno Mombello e Castelveccana alle 5.30, quando il personale ha notato del fumo in cabina. A quel punto i due macchinisti hanno arrestato il treno per poi scappare percorrendo circa 600 metri all’interno del tunnel.  E in caso di scoppio i soccorsi sarebbero stati difficilissimi. L’ultimo in ordine di tempo

è avvenuto a San Nazzaro, in Canton Ticino, il 5 novembre scorso. Quando uno smottamento ha causato il deragliamento di un treno composto da 23 carri-merci. Pericoli contenuti dal pronto intervento, in tutti casi, ma abbastanza vicini da scatenare polemiche sulle sostanze che vengono trasportate nelle cisterne che transitano su questa linea, in alcune zone, a pochi metri dalle case. Il tutto in una complessa rete di gestori diversificati: quelli tratta, del materiale rotabile, delle motrici merci e dei convogli. Una serie di attori in campo, con compiti complementari e sovrapponibili, che non facilita di certo la trasparenza richiesta da amministratori e cittadini.

b.melazzini

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