VARESE – «Scusa ti piace che ti lecchino i piedi?». La domanda bizzarra arriva a metà di via Morosini. Sono le 19.15 di un banalissimo giovedì sera e la malcapitata di turno cammina speditamente per non perdere il treno delle 19.36 che la riporterà a casa. Deve ancora fare il biglietto e i minuti sono lreziosi.La domanda arriva da un ragazzino tra i 25 e i 30 anni, un metro e sessanta circa, magrolino, occhi chiari, cappellino di lana calato sulla fronte. La
malcapitata invece ha 41 anni e inizialmente non capisce se il tizio molesto stia parlando con lei. Il ragazzetto, insiste e inizia a seguire la quarantunenne che accelera e non risponde. Lui insiste. «Sei di Varese? Prima ti ho scambiato per un’altra. Ti piace farti leccare i piedi?». Lei cammina e non risponde, lui allunga una mano, dice di chiamarsi Domenico e la donna automaticamente stringe la tracolla della borsa e butta l’occhio per controllare che la cerniera sia chiusa.
Dentro ci sono portafoglio, iPad e cellulare, praticamente la vita e il lavoro di una persona comune. Il ragazzetto fa apprezzamenti volgari, accusa la donna di avere indossato dei bermuda (invernali e portati su calze 240 denari per ripararsi dal freddo insieme agli stivali che arrivano al ginocchio) per farsi apprezzare «quindi adesso non fare la stronza per favore», incalza il fantomatico Domenico.
La quarantunenne imbocca con un brivido il sottopasso che porta alle stazioni. Prima di scendere la scala drizza l’orecchio sente il rimbombo di vici adulte e allora si decide. Il sottopasso lo fa quasi di corsa e saluta le famigerate stazioni come una benedizione. Piomba nella sala d’attesa e si mette in coda per il biglietto. C’è gente pensa di essere tranquilla, ma il tizio è ancora lì. Allunga una mano verso la borsa della donna mentre lei è in coda. La quarantunenne si sposta, afferra la borsa, si guarda intorno.
Quello continua con la storia dei piedi, e c’è chi guarda la malcapitata con biasimo. Fatto il biglietto, le viene un’idea mentre il tizio cambia tattica e le chiede di aiutarlo a trovare un lavoro.
Ancora allunga una mano verso la borsa prima e verso il sedere della donna poi. Lei pensa di chiamare il 112, poi realizza che quello in concreto le sta solo facendo paura e mettendo imbarazzo.
Non ha commesso reati. Quindi chiama il marito al cellulare, spera che il tizio vedendola al telefono la smetta. Ma lui non lo fa. A quel punto dice al presunto Domenico di andarsene, che avrebbe chiamato i carabinieri, che era al telefono con il marito e lui, che aveva anche l’aspetto di uno strafatto, fa per prenderle il telefono gridando «allora facciamo una cosa a tre». Arriva il treno.
La quarantunenne ci salta sopra, slanciandosi verso un conoscente grande e grosso felice di potersi rivolgere a qualcuno. A quel punto, con un altro uomo (il doppio di lui) in campo, il presunto Domenico la pianta. Non prima di aver salutato la malcapitata con un sonante “grandissima troia”, rimbombato sotto le pensiline al fianco dei binari.
Di fatto alla quarantunenne non è successo niente. Qualche insulto, il dubbio di aver evitato un borseggio giusto perchè il tizio era maldestro.
E l’impressione che tutti quelli che avevano assistito alla scena senza dire una parola pensassero che la cretina fosse la quarantunenne. E non che l’imbecille, forse anche pericoloso in altre circostanze, fosse Domenico.