– «La politica è stata coerente con i valori importanti del proprio territorio. Un grazie a tutte le istituzioni per aver salvaguardato uno dei più prestigiosi patrimoni culturali del varesotto». Con queste parole, l’ingegnere varesino divenuto il volto del meteo svizzero, commenta l’odissea che ha coinvolto il Centro Geofisico Prealpino, conclusasi con la salvezza del gioiello fondato dal professor che custodisce oltre cinquant’anni di osservazioni
meteo e astronomiche. «Un popolo vive quando sa far vivere le cose che ha costruito con fatica, cioè è attento alla propria cultura. La politica e le istituzioni hanno mostrato attenzione a questo aspetto». Perché Binaghi non esita a definire il centro un’eccellenza territoriale fondamentale per la quotidianità della gente comune e delle istituzioni che si abbeverano della sua attività divulgativa e previsionale senza pari.
«Il professor Furia ha voluto la realizzazione della cittadella della scienza – continua Binaghi, che ha sottoscritto la petizione messa in campo per salvare il centro – proprio perché voleva per Varese qualcosa di autonomo e unico nel suo genere».
Binaghi, nonostante sia il campione del meteo svizzero, è membro titolare dell’Osservatorio. «Io devo tutta la mia professionalità al Centro Geofisico Prealpino e, in particolare, al professor Furia. Avevo 16 anni quando ho iniziato a frequentare l’Osservatorio: all’inizio ero più propenso all’astronomia e alle comete, poi mi sono appassionato al nostro pianeta. Ho ancora nel cuore i pomeriggi trascorsi con il professore a studiare satelliti. Per me non solo è stato un mentore, Furia era soprattutto un risvegliatore di coscienze. Credo che Furia oggi ci stia strizzando l’occhio e sia fiero di noi: per lui eravamo tutti come dei figli».
Anche il noto giornalista sportivo è pronto ad alzare i calici per brindare alla salvezza del centro.
«Sono molto contento perché il Centro Geofisico è una struttura che ha sempre accompagnato la nostra città. Mi risulta difficile, pensare che non possa più esserci ed è proprio per questo che non mi sono tirato indietro quando è stato il momento di compilare il modulo per sostenere la causa del centro». Pierantozzi ne fa una questione di memoria storica, oltre che di patrimonio scientifico-culturale.
«La scomparsa della Cittadella della scienza sarebbe stata uno choc. Quando ho saputo della possibilità di chiusura del Centro Geofisico Prealpino ho temuto che mi privassero nuovamente di qualcosa di prezioso».
Il giornalista sportivo varesino ricorda gli step del centro che lo hanno accompagnato nel corso degli anni. «La voce di Salvatore Furia è stata, fino al 2010, un appuntamento irrinunciabile per tutti i mattinieri. Sulle frequenze del “Gazzettino Padano”, le previsioni del professore non erano mai banali. L’opera di Furia è continuata egregiamente e sulla stessa falsariga anche dopo la sua morte, ma a lui si deve la fondazione di quella che a tutti gli effetti può essere considerata una vera eccellenza territoriale».
Sulla cima del Campo dei Fiori sorge da oltre mezzo secolo la Cittadella di Scienze della Natura (ora intitolata proprio a Furia), destinata alla divulgazione scientifica e alle visite naturalistiche.
La struttura è animata grazie all’attività di lavoro dei volontari della “Società Astronomica Giovanni V. Schiaparelli”, fondata dallo stesso Furia nel 1956.