«Scendo in campo. Per gli “invisibili” di Varese». Ecco un altro candidato sindaco: è , in corsa per “Rivoluzione Cristiana”, il movimento dell’ex ministro . «La mia campagna elettorale? Tra la gente, non parteciperò a nessuno dei confronti tra candidati». Qualche mese fa aveva vinto, a sorpresa, il “referendum” lanciato dal nostro quotidiano tra i lettori, su chi potesse essere il loro “sindaco ideale” per Varese. Ora Gesuito, titolare del Caffè Farinola, residente ad Arcisate, fa sul serio. «Sì, quel sondaggio un po’ mi ha invogliato – racconta – all’inizio dicevo a tutti, ma secondo voi uno che si chiama Gennaro Gesuito può diventare sindaco di Varese? Poi qualcuno mi ha aperto gli occhi, perché un “meridionale” a capo di una città come Varese potrebbe anche essere un elemento di protesta». Così, dopo aver parlato «in tempi non sospetti», con vari candidati, Malerba, Badoglio, Steidl e Marcello – «per tutti ottime idee, ma nessuno mi ha dato il segnale per dire che si potevano realizzare» – gli si è presentata l’offerta di “Rivoluzione Cristiana”. «Il popolo cristiano cattolico non è ben rappresentato nelle liste che sono in campo e più che di famiglia finora si parla solo del parcheggio alla Prima Cappella e della caserma Garibaldi» ammette il candidato, che ha già le idee chiare. «Molti sono restii nel parlare di tematiche come fallimenti commerciali, protesti, suicidi – spiega – eppure di questi “invisibili” ce ne sono in ogni quartiere della città, ma non li si vuol vedere. Parlo di disoccupati a un
passo dalla pensione, che si trovano in una condizione di disagio, con una famiglia da mantenere. Parlo di pensionati vedovi soli, che vivono con la pensione minima e, per dirne una, sono costretti a pagare ogni tre anni cento euro per rinnovare la patente, che gli serve per andare a fare la spesa». E ancora: «Lo sapete che a Varese ogni anno ci sono oltre cento suicidi, l’equivalente dell’attentato terroristico di Parigi? – aggiunge – Sono persone emarginate, sole, che hanno avuto problemi commerciali, senza voglia e speranza di andare avanti. È un dato davvero allarmante su cui bisogna fermarsi a riflettere». Sono quegli “invisibili” che Gennaro Gesuito intende rappresentare. Con proposte concrete: «La cittadella solidale, un’area fatta di casette prefabbricate in legno, strutturata per accogliere l’intimità di una famiglia, con tanto di mensa, tutto autogestito – spiega – se Varese può permettersi di spendere sei milioni per l’Accademia del Gusto, cosa bellissima, penso che due milioni e mezzo per questo progetto che va incontro alle persone in difficoltà, possono e devono saltare fuori». Ma il programma sarà fatto soprattutto di «piccole cose che servono per fare grande una città. Perché a Biumo, cuore di Varese immerso in un degrado spaventoso, le persone chiedono le lampadine. La gente non ha bisogno di effetti speciali, ma di quotidianità». Ed è lì che Gesuito farà la sua campagna elettorale: «Al bar parlando con la gente, non certo nei confronti tra candidati, a cui non parteciperò. Il mio motto? La facciamo la rivoluzione a Varese».