VARESE – Da poco, in via per Schianno, è arrivato un gregge bergamasco di 400 pecore.
A condurlo è , un ragazzo bergamasco di 20 anni, nonché uno dei rarissimi pastori che ancora praticano la transumanza, sfruttando le risorse foraggiere dei diversi ambienti a seconda della stagionalità.
La transumanza è un sistema di allevamento antichissimo, che prevede di allevare i capi di bestiame in modo itinerante. In estate su in montagna, poi sempre più in basso in cerca di prati: vere e proprie risorse di foraggio a basso prezzo e di ottima qualità, che altrimenti andrebbero sprecate.
Certo, per un giovane non è una vita facile quella del pastore. Si tratta di dormire e mangiare in una roulotte e di fare ogni giorno parecchi chilometri a piedi, perché le pecore hanno sempre bisogno di nuova erba.
Il gregge è arrivato da Bergamo a Varese con i camion, poi a piedi tornerà a Bergamo passando da Vedano, Binago, fino a Como. Il viaggio si concluderà nel mese di maggio, quando è previsto il ritorno cima alle montagne bergamasche. «Per me è stata una scelta fare il pastore, non un obbligo – spiega Kristian con accento bergamasco – Lo faceva il mio nonno e io fin da piccolissimo mi sono sempre sentito vicino a questo mondo dove si sta all’aria aperta. Certo che mi mancano i miei amici di Bergamo e la vita che si fa in città, per quello mio padre viene ogni fine settimana a darmi il cambio, in modo che io possa tornare “nella società”».
Kristian, che ha anche una pagina Facebook con le foto delle sue pecore, ha provato a pensare a cose divertenti accadute durante il suo percorso, ma non gli è venuto in mente nulla. Forse è già fin troppo originale la quotidianità, che trascorre con un belare continuo di sottofondo, insieme a un cane che aiuta a mantenere il gregge compatto. Tirando reti provvisorie per delimitare la porzione di prato dove le pecore possono fermarsi e rifocillarsi.
Chi passa con l’auto rallenta per ammirare lo spettacolo decisamente insolito, ma che fino ad ora ha continuato a ripetersi ogni inverno nella nostra città, portando con sé una ventata di nostalgia. La transumanza, oggi, infatti, è qualcosa di eroico.
«Qualcuno ci vuole bene, qualcun altro no – dice Kristian, spiegando che è talvolta un problema trovare un ritaglio di prato dove far pascolare il gregge in città sempre più urbanizzate – Ma noi andiamo avanti credendo al nostro lavoro. Durante il percorso ogni tanto vendiamo qualche pecora, e proseguiamo».
I comuni non sono obbligati a far passare i pastori transumanti, alcuni fanno addirittura ordinanze di divieto (non a Varese). Ogni prato, però, deve essere reso disponibile dai proprietari, a cui i pastori devono chiedere il permesso. Di fatto, le pecore svolgono un servizio perché tengono pulito il prato e lo concimano con le loro deiezioni.
Il sistema della transumanza – che ha anche un valore culturale, perché ricorda il momento in l’uomo ha cessato di essere cacciatore e ha iniziato ad allevare gli animali – si sostiene vendendo gli agnelli ai macellai o eventualmente anche il latte e i formaggi.