Tra noi e gli Stati Uniti molto più di un oceano

Chi ha visto il Presidente Obama scendere dalla scaletta dell’aereo? Avrete notato lo stile da urlo, quella sua andatura dinoccolata e nonchalante che avrebbe fatto ingelosire perfino Fred Astaire.

Immediato mi è sorto il confronto con l’andatura da grillo parlante del nostro young Renzi, paragonato da un quotidiano anglosassone al comico Mr Bean. È cosa ormai annosamente evidente che, paragonati ai politici d’oltreoceano, fin dai tempi dei Kennedy i nostri governanti vincono largamente la palma dei ciospi.

Dire che dovremmo essere l’emblema della statuaria bellezza, gli eredi del David di Donatello, dei Bronzi di Riace. Invece non abbiamo che nanerottoli spennacchiati, marionette disarticolate e trolls urlanti.

Al che un dubbio mi sorge: non sarà un eccesso di dieta mediterranea? Oppure è l’invasione dei corn flakes che agisce in maniera perfida sull’essere italico al contrario di ciò che avviene a casa loro? Certo è che guardando l’eleganza felina di Obama ho provato un impeto di simpatia e anche di gratitudine per il popolo che rappresenta, quello che un dì mi scelse per quel po’ di cervello e non per le mie gambe, facendomi lavorare in una delle importanti testate newyorkesi. E guardando le immagini trasmesse vidi accanto a lui il nostro ambasciatore a Washington, quel Claudio Bisognero che faceva parte della cerchia degli amici allora trentenni di casa a Bruxelles ove iniziò la sua carriera diplomatica.

Certo la stoffa c’era già, lo si capiva subito osservando lui e la moglie Laura con cui prendevamo il tè delle cinque nel grigiore belga rammentando i cieli azzurri della nostra, allora bella, Italia.

Perché anche il nostro clima si è imbruttito, quasi a voler seguire il decadimento della specie. Penso spesso a questo fenomeno mentre la memoria rimette a fuoco la drammatica visione della facciata in bilico del Palazzo del Governo all’Aquila.

Ecco, chissà perché, io faccio risalire l’inizio della decadenza a quella terribile immagine, quasi un presagio o un avvertimento di ciò che stava per accadere al nostro Paese.

Questa è la grande differenza fra noi e gli statunitensi, mentre davanti alle avversità ci ripieghiamo loro, come Scarlett O’Hara, raddrizzano la schiena risoluti dicendosi che domani è un altro giorno.

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