Fattorie Visconti a rischio crollo. Nessun allarmismo, solo la nuda e cruda realtà che ha costretto l’amministrazione comunale a chiudere via Bruno Colombo da via Acquedotto a piazza d’Armi, fino a data da destinarsi.
La decisione per evitare che qualcuno possa farsi male. Da lì non si passa, né in auto né a piedi. L’ordinanza arriva dopo che l’assessore ai Lavori pubblici ha letto la relazione commissionata alla SPeS (la Somma Patrimonio e Servizi, società patrimoniale del Comune che ha in capo l’immobile) nella quale il tecnico incaricato di effettare un’analisi statica delle Fattorie si è espresso parlando di «potenziale pericolo di cedimenti strutturali».
Ormai non basterà neanche più correre ai ripari, non servirà più soltanto qualche rattoppo per far stare in piedi le ex stalle del castello dei Visconti di San Vito, vero vero e proprio bene storico della città che sta, però, cadendo a pezzi.
Che fare? La destinazione a museo dell’agricoltura lanciata dall’ex assessore provinciale , salutata con grande entusiasmo, non ha purtroppo trovato tutti gli “sponsor” che avrebbero potuto darle gambe per camminare. Ora il tetto è imploso e in certi punti le mura dell’immobile sono rigonfie, quasi stessero per scoppiare.
Già qualche mese fa erano caduti dei calcinacci nel perimetro lungo via Colombo. Un avvenimento già di per sé preoccupante che aveva costretto a un primo intervento tampone di messa in sicurezza, ma la rete metallica posta tutta intorno alle mura più a rischio non basta più.
Via Colombo è stata chiusa, resta la preoccupazione anche per la statale del Sempione dove si affaccia l’altro lato delle Fattorie e dove, ogni giorno, transitano centinaia e centinaia di mezzi.
La SPeS ha nel cassetto 2 milioni e 400mila euro, il ricavato della vendita degli appartamenti di Milano che erano di proprietà del Comune. Si potrà pensare a un intervento “sociale”, a una progettazione con questa valenza, nelle Fattorie? Sebbene l’immobile sia di proprietà della società patrimoniale, l’amministrazione comunale dovrà indicare la scelta politica.
Temporeggiare risulta impossibile, è tempo di agire, mentre l’assessore ai lavori pubblici Alberto Barcaro inviterebbe volentieri in città il ministro ai Beni cuturali ma anche la collega per le Riforme perché, dice Barcaro (Lega Nord), «sostiene che le bugie in politica non si debbano mai dire, che anche qui hanno le gambe corte, e io sono d’accordissimo».
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