– Che si fa col Seprio Park? Dicembre, con la prima ora di sosta gratis, doveva rilanciarlo. In realtà, tra sbarre che “intrappolano” le auto e ultimo piano allagato, non ha fatto che amplificarne le difficoltà.
«Il problema vero è che si tratta di un onere eccessivo, al quale l’azienda con i suoi bilanci non riesce a far fronte», afferma il sindaco . Seprio Real Estate, la partecipata che l’ha costruito, è infatti in fase di liquidazione.
Troppo oneroso il mutuo da 900mila euro rispetto alle entrate. Liquidata la società «verificheremo l’interesse da parte di aziende private a gestire la struttura». Un punto sul quale, però, il primo cittadino non si fa tante illusioni.
«Inevitabilmente finirà tutto al comune». In attesa che scada la convenzione quarantennale che porterà il Seprio alla parrocchia di Santa Maria Assunta, dovrà insomma essere Palazzo Borghi a fare i conti con il parcheggio.
Per farli quadrare «utilizzeremo il ricavato dei posteggi a raso». Soldi che oggi vengono divisi a metà tra il comune ed Amsc. Che quindi si vedrà togliere il servizio, così come le relative entrate. Ma anche le spese: «il contratto degli ausiliari della sosta è scaduto, stiamo studiando la possibilità di assumerli tramite una cooperativa».
Tutto sta a capire se in questo modo si riuscirà ad avere i fondi per alcuni interventi di manutenzione imprescindibili. Come quelli che consentiranno di riattivare gli ascensori, oggi bloccati perché il terzo piano è costantemente allagato. Fin qui la giunta. Ma dalle opposizioni non mancano le critiche. «All’epoca il comune decise di realizzarlo utilizzando una partecipata: se lo avesse costruito come una qualsiasi opera pubblica la perdita sarebbe stata superiore del 22% per effetto dell’Iva», premette il forzista , sgombrando il campo da critiche rispetto alla scelta di costruirlo.
«Io sono convinto che quest’opera serva, lo si vede nei momenti di utilizzo del centro». Il problema è quando non ci sono in zona pedonale eventi capaci di attirare grande pubblico. In situazioni come questa «e senza una convenzione con l’ospedale, il silo rimane vuoto». Ma qui deve intervenire la politica. «Occorrerebbe però operare in un’ottica di previsione e non di smobilitazione, come fa invece la giunta: siccome le cose non vanno, le vendono. Io invece cercherei di farle andare».
La dimostrazione starebbe nella gestione del problema dell’innalzamento della falda, che provoca l’allagamento dell’ultimo piano. «Era nota dal 2011, era stata segnalata: possibile che non si sia pensato ad uno studio per capirne le dinamiche?»
Lasciando perdere i ’se’ e i ’ma’, Bilardo pone un problema alla giunta: «non possiamo semplicemente aspettare, continuando a salire l’acqua potrebbe entrare nei piani interrati dei condomini vicini». Uno dei quali risponde al nome di azienda ospedaliera Sant’Antonio Abate.