– «Quando va bene ti insultano. Altrimenti ti spintonano. Poi capita sempre più spesso che ti diano un pugno,un calcio o una sberla». Tra gli autisti delle Autolinee Varesine riuniti al bar vicino alla stazione dello Stato, controllori a fine turno, ma anche autisti che hanno lasciato il bus dopo l’ultima corsa raccontano cosa accade sui mezzi pubblici in città. Nessuno lascia il nome: «Non vogliamo avere guai con l’azienda. Azienda che tra l’altro cerca in ogni modo di venirci incontro
e a sua volta ha più volte segnalato il problema», spiegano i dipendenti. «Prima non era così – racconta un controllore, in servizio da 25 anni – L’anno prossimo se Dio vuole vado in pensione». «Io mi ricordo quando al massimo sul pullman trovavi lo studentello senza biglietto perchè aveva usato i soldi per comprarsi le sigarette di nascosto. Ti capitava una volta ogni due mesi. E quando lo pizzicavi diventava rosso dalla vergogna. Ma certo erano vent’anni fa».
Quando «nessuno di noi poteva immaginare che fare il controllore sui bus potesse essere una professione pericolosa – spiegano – è incominciato da cinque, sei anni. Le avvisaglie c’erano ma nessuno di noi avrebbe mai immaginato una cosa del genere». Che cosa? «Io personalmente mi sono visto sputare addosso – racconta un controllore di 43 anni – Tre ragazzini, due stranieri uno italiano. Mi prendevano in giro. Poi mi hanno minacciato: noi siamo tre, tu sei da solo secondo te chi si fa male? Mi hanno detto. Poi sono arrivati gli insulti, pesanti. Alla fine hanno azionato l’apertura porte e sono saltati giù. Uno di loro mi ha sputato addosso prima di scappare». Le testimonianze arrivano all’indomani della denuncia di tre nordafricani da parte della polizia di Stato che hanno picchiato due controllori su un autobus in via Sanvito. «A questi lavoratori – dice il sindaco – va tutta la mia vicinanza. La situazione è intollerabile e credo che sarà sempre peggio se continuiamo a tollerare una politica sull’immigrazione scellerata».La maggior parte degli aggressori “sono stranieri”, confermano gli autisti e i controllori. «Chi non accetta di vivere rispettando le nostre leggi deve essere rimandato a casa immediatamente», tuona Fontana. E gli italiani? «Devono andare in galera», aggiunge il primo cittadino.
Il punto è qui: non c’è modo di tutelarsi. «Non possiamo nemmeno trattenerli – dicono i controllori – se no va a finire che siamo noi a finire nei guai». Ma non è tutto. «Sì, oggi posso affermare che ogni mattina vado a lavorare avendo paura – raccontano i funzionari – Non che questo mi blocchi ma prendersi un pugno o un calcio come è accaduto ai nostri colleghi, o magari una coltellata, perchè è capitato anche che degli ubriachi o forse drogati ci minacciassero con un coltello, è un pensiero che è lì e lì resta, come un timore, sino alla fine del turno. A nessuno piace, come accaduto qualche anno fa a un collega, ritrovarsi con un coltello puntato addosso». Che fare?«Niente – raccontano – Non possiamo fare niente. E non è che per gli autisti sia una passeggiata. Anzi. Il punto è che ormai in molti cercano la lite. Non serve nemmeno la “provocazione” del biglietto non pagato. C’è chi sale sul bus e inizia a fare casino. E se l’autista gli dice di smettere se va bene viene insultato».