Stress dopo le ferie? Ecco le soluzioni

Prendersi piccoli momenti di puro relax da 10-15 minuti durante tutta la giornata lavorativa

C’è chi si accinge a partire e chi, invece, sta per riprendere il lavoro dopo essersi goduto le meritate vacanze. Dopo aver goduto delle ferie, dovremmo avere energie da vendere e buon umore, invece ci sentiamo quasi peggio che nelle settimane pre-ferie. Siamo irritabili, abbiamo cali di attenzione, mal di testa, una sensazione di stordimento, angoscia. Se è così, soffriamo di sindrome da rientro (o, come la chiamano gli americani, il post-vacation blues). La sindrome da rientro è un disturbo dell’adattamento, che può fare la sua comparsa quando si passa da un periodo di relativo riposo a un periodo di impegni, tipicamente al rientro dalle vacanze. I sintomi della sindrome da rientro sono giustificati dall’effetto dello stress sull’asse ipotalamo-ipofisi-surreni. Gli eventi stressanti, che possono favorire la comparsa della sindrome sono legati alla ripresa delle normali attività a cui non si è più abituati. Si tratta di stress, e proprio non ce lo aspettavamo dopo il periodo di relax. Ma invece di cominciare il countdown per le prossime ferie e fissare il calendario, per sentirsi meglio potrebbe essere più utile imparare qualche trucco di time management, come ci racconta Erica Cossettini, psicologa e psicoterapeuta.Niente inglesismi: il termine italiano “pause di morbidezza” rende bene l’idea. E vuol dire prendersi piccoli momenti di puro relax durante tutta la giornata. Delle vere e proprie mini-vacanze da 10-15 minuti. Basta davvero così poco per abbassare il livello di stress? «Sì – risponde Cossettini – a patto, però, di vivere questa pausa in modo assolutamente piacevole, distraendoci, godendoci l’ambiente in cui ci troviamo, magari ricordandoci di respirare con il diaframma. E senza l’ansia della scrivania che ci aspetta. Niente paura di perdere del tempo prezioso, perché in realtà stiamo ricaricando le batterie: riprenderemo

a lavorare più velocemente e porteremo a termine meglio quello che stavamo facendo. Al contrario di quello che si crede, non è il totale e prolungato distacco dal lavoro che ci permette di recuperare le energie per affrontare l’anno, ma è la capacità, innata, di allentare durante la routine: dobbiamo solo rimpararla. Vacanze, sport, week end fuori città servono, ma sono una cosa diversa dall’allentamento». La “benzina mentale” viene consumata più dal pensiero delle cose da fare che non dal compierle: «Ogni obiettivo non raggiunto consuma energia. È infatti esperienza comune sentirsi euforici non appena si è concluso un lavoro, anche se un momento prima si era esausti. Per questo può essere efficace scomporre ogni compito in una sequenza di piccoli obiettivi molto precisi e facilmente raggiungibili». Sembrerà banale e fin troppo semplice, ma fare le liste è uno dei modi migliori per essere efficienti e placare l’ansia. «Organizzare il lavoro seguendo una scaletta ci aiuta a creare delle mappe mentali: a visualizzare i vari percorsi e a individuare quelli più veloci».Se al rientro al lavoro ricompaiono anche i soliti dolori, vale la pena indagare oltre il sintomo. Secondo uno studio dell’Università di Stanford (Usa), infatti, il dolore alla cervicale è tre volte più frequente in chi è sotto pressione a causa delle tensioni muscolari, ed è ormai noto che molti malesseri fisici possono essere acuiti, se non scatenati, dallo stress. «Lo stress non va visto solo in un’accezione negativa: nella giusta misura e nel momento appropriato ci permette di agire nel modo più efficiente. Ma non dovrebbe protrarsi anche quando abbiamo portato a termine il lavoro», spiega la psicologa. «In questi casi è possibile che il malessere sia la spia di disagio o di ansia».