«Meglio quattro braccialetti che restare in cella»: in bilico tra carcere italiano ed estradizione a Malta

Un 34enne siciliano arrestato a Varese su mandato delle autorità maltesi rifiuta l’estradizione: è accusato di traffico di droga e teme l’ergastolo. La Corte rinvia la decisione.

«Mi andrebbe bene anche indossare quattro braccialetti elettronici, pur di lasciare il carcere subito». È con queste parole che un uomo di 34 anni, originario della Sicilia ma residente a Bisuschio, ha espresso la sua frustrazione davanti ai giudici della Corte d’Appello di Milano. In cella dal 15 maggio presso il carcere dei Miogni di Varese, è stato arrestato in esecuzione di un mandato d’arresto internazionale emesso dalle autorità di Malta. Ma il suo desiderio di ottenere i domiciliari è stato respinto, almeno per ora.

La quinta sezione della Corte ha deciso di rinviare ogni valutazione sull’eventuale scarcerazione all’udienza prevista tra circa dieci giorni. A pesare sulla decisione è stato anche il parere negativo del sostituto procuratore generale Giulio Benedetti. Oltre alle motivazioni legali, incide anche un problema pratico: a Milano i dispositivi elettronici sono così richiesti che spesso, nei primi giorni del mese, viene raggiunto il numero massimo di attivazioni disponibili, rendendo impossibile la concessione di misure alternative alla detenzione.

Rifiuta l’estradizione: «A Malta rischio l’ergastolo»

Nel prossimo appuntamento in aula, la Corte sarà chiamata a decidere se accogliere la richiesta di estradizione avanzata da La Valletta. Il 34enne, che lavorava come operaio in Ticino prima dell’arresto, ha già fatto sapere di opporsi con decisione. Secondo il suo legale, l’avvocato Giovanni Tavernari, il rifiuto è motivato da un timore ben preciso: «Gli contestano un presunto coinvolgimento in un traffico di droga. A Malta, per reati del genere, è previsto anche l’ergastolo».

L’accusa mossa dalle autorità maltesi riguarda circa 900 grammi di hashish che sarebbero stati nascosti nel garage dell’abitazione in cui l’uomo viveva quando lavorava sull’isola. I magistrati maltesi sospettano che quel locale fosse stato messo a disposizione da lui per conto di un’organizzazione criminale legata alla Sicilia. Dopo una prima fase di detenzione preventiva a Malta, era stato scarcerato dietro cauzione con obbligo di firma, ma successivamente ha fatto ritorno in Italia, dove vive con la compagna a Bisuschio.

Documenti mancanti e attesa per la decisione

Ad oggi, tuttavia, la documentazione inviata da Malta risulta incompleta. In particolare, mancano le carte che dettagliano l’inchiesta a carico dell’indagato. Una lacuna che impedisce alla Corte italiana di pronunciarsi sul merito della richiesta di estradizione.

Nel frattempo, la difesa spera di ottenere almeno la concessione dei domiciliari, sostenuta da un contratto di lavoro a tempo indeterminato presso un’azienda della provincia di Varese. «Se entro metà giugno non arriveranno le carte dall’isola, torneremo a chiedere i domiciliari», ha spiegato l’avvocato Tavernari. Ma finché la minaccia dell’estradizione incombe, sul 34enne resta sospesa l’ombra di un processo che, a Malta, potrebbe costargli la libertà a vita.