Volti nella pietra, animali tra le nuvole: il potere ingannatore della percezione

Tra mostre, rievocazioni e leggende, il Parco del Campo dei Fiori e il borgo di Santa Maria del Monte celebrano il potere creativo della mente umana

VARESE – Riconoscere un volto in una nuvola, scorgere un animale in un sasso, vedere occhi nei tronchi degli alberi: è la pareidolia, il meccanismo psicologico che spinge la mente umana a cercare forme familiari nel caos della realtà. Proprio questo affascinante “inganno percettivo” ha fatto da filo conduttore a una serie di eventi che hanno animato lo scorso fine settimana tra arte, natura e memoria storica.

Cuore dell’iniziativa la mostra fotografica “Pareidolia e Natura”, curata da Riccardo Ratti, che ha guidato i visitatori in un percorso nel Parco del Campo dei Fiori, tra scorci che rivelano, solo a uno sguardo attento, figure modellate dal caso: volti scolpiti nei tronchi, animali nelle pieghe della roccia, profili nel cielo. Accanto, l’esposizione “Profili di pietra” ha trasformato il gioco dell’immaginazione in materia: pietre levigate in cui il tempo sembra aver scolpito figure riconoscibili.

«Leonardo da Vinci – ricorda Andrea Campi, tra gli organizzatori – nel Codex Urbinas suggeriva di osservare pareti macchiate o nuvole per stimolare la creatività. L’immaginazione trova immagini dove la realtà si fa ambigua. Un esercizio di libertà mentale».

Il ritorno del coccodrillo

Non solo illusioni visive, ma anche storiche: il weekend ha celebrato un altro episodio al confine tra reale e leggendario, con la rievocazione dell’arrivo del coccodrillo al Santuario di Santa Maria del Monte, avvenuto il 15 giugno 1778. L’animale – donato come ex voto – suscitò all’epoca incredulità e stupore.

Una ricostruzione scenica con figuranti e musici ha riportato in vita quella meraviglia settecentesca, con il gruppo della Pro Loco Varese che ha simbolicamente ripercorso il viaggio dell’animale fino a Breno, in Svizzera, dove secondo la tradizione sarebbe stato catturato. Oggi, il coccodrillo è diventato mascotte del borgo, emblema vivente di quel confine incerto tra storia, leggenda e immaginazione.

Un fine settimana dedicato al modo in cui guardiamo il mondo, in cui la pareidolia ci ricorda che vedere non significa sempre comprendere. A volte, è proprio ciò che non c’è a raccontare di più: la capacità umana di proiettare significato nei vuoti della realtà, di vedere con gli occhi della mente.