Roma, 18 gen. (Apcom) – “Le adozioni internazionali di bambini haitiani ora sono impossibili”: lo dice senza incertezze Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children, che invita invece a moltiplicare le adozioni a distanza, meglio dette sostegno a distanza, perchè aiutano non solo il bambino, bensì anche la famiglia, la comunità. “Il sostegno a distanza – sottolinea al telefono ad Apcom Neri – è una cosa seria, da sviluppare il più possibile, senza dubbi, perché non è solo l’adozione di un bimbo a distanza in realtà si dà una mano alla famiglia, alla comunità, ed è fondamentale, è un aiuto al Paese”. Mentre
“l’adozione internazionale vera e propria è impossibile ora ad Haiti perchè implica controlli e verifiche. Certificazioni sulla famiglia del Paese che vuole adottare in primo luogo, perché l’adozione è un procedura lunga e dolorosa: non ci si può svegliare una mattina e dire adotto un bambino da Haiti o da qualsiasi altro posto, perchè adottare un bambino è più complicato e difficile che avere un bambino proprio, e non può essere un desiderio passeggero”. Non solo – prosegue Neri – “sono necessari controlli sulle famiglie di origine per assicurare che i bambini siano davvero adottabili, orfani, servono garanzie, che ora Haiti non può dare”.
Il direttore della ong, che da anni si occupa di sostegno a distanza in tutto il mondo, ricorda quello che è successo a Banda Ace dopo lo tsunami del 2006, si parlava di “tantissimi bambini da adottare”, ma dopo qualche anno “Save the Children della Gran Bretagna ha scoperto che il 97% dei bambini aveva dei genitori che essendo poveri li hanno lasciati negli orfanotrofi perchè così potevano mangiare”. Le adozioni aggiunge “potranno partire con le dovute e corrette verifiche anche da parte del governo haitiano non prima di sei o sette mesi, seguendole procedure previste”.
Anche la soluzioni invece di una sorta di affido ‘temporaneo’ per l’emergenza non è praticabile secondo Save The Children: “L’affido internazionale non esiste legalmente, tanto che si parla di ‘viaggi’, che hanno sempre, giustamente generato polemiche. Bisogna essere prudentissimi perchè se si tratta di bimbi di una certa età a sradicarli dopo un evento tragico come il terremoto si unisce il trauma fisico a quello psichico”.
Gtu
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