Cocquio Trevisago Non c’è solo il coltello ritrovato a 31 metri dalla villetta di Carla Molinari. Il sostituto procuratore Luca Petrucci ieri ha chiesto al giudice per le indagini preliminari un accertamento tecnico anche su un altro oggetto. Si tratta di una scatola trovata dagli uomini della squadra Mobile nella casa di Ispra di Giuseppe Piccolomo. Una scatola rinvenuta durante le prime perquisizioni compiute nei momenti immediatamente successivi all’arresto dell’uomo, avvenuto lo scorso 26 novembre.E’ un contenitore di cartone, di quelli che si possono trovare in qualunque supermercato. Ha attirato l’attenzione degli investigatori per due motivi. Il primo: al suo interno ci sono numerosi guanti di lattice, di quelli che l’assassino da manuale utilizza per non lasciare le proprie impronte digitali. Chi ammazzò e mutilò, il 5 novembre 2009, l’82enne Carla Molinari indossava probabilmente un paio di guanti di quel tipo: nell’intera villetta di via Dante 23 non venne infatti ritrovata nemmeno un’impronta riconducibile al killer.Il secondo elemento che ha fatto drizzare le antenne agli investigatori è una macchia che si allarga su un bordo della scatola. Un alone dal colore indefinibile, che a prima vista non appare sangue. Il biologo della polizia non è ancora riuscito a dare un responso definitivo. Ma un esame più accurato effettuato
da uno o più esperti potrebbe dare risultati più stringenti. Ad esempio, se la macchia potesse essere in qualche maniera collegata in maniera certa a Carla Molinari, per Piccolomo la situazione diventerebbe disperata.Simona Bettiati e Giovanni Pignataro, gli avvocati che difendono l’ex imbianchino (nonché ex ristoratore) di Ispra, sono molto cauti circa il nuovo ritrovamento. Coerentemente con la posizione mantenuta sinora, i due legali sono propensi ad accordarsi con la procura affinché l’esame sul coltello avvenga in sede di incidente probatorio. Il fatto che, in questo caso, l’analisi sia svolta da un consulente super partes nominato direttamente dal giudice per le indagini preliminari, appare ai due avvocati come una garanzia. Ma la scatola è un altro paio di maniche: gli avvocati stanno ancora decidendo quale linea tenere.Intanto resta da capire che fine abbiano fatto le mani amputate della donna. Secondo gli investigatori, è possibile che siano state gettate in un cassonetto dell’immondizia e che siano finite in qualche discarica. Lo stesso cassonetto dietro il quale è stata recuperata la presunta arma del delitto? Forse, ma non è sicuro. La stessa sorte potrebbe aver subito, se davvero è Piccolomo l’assassino, la felpa e gli altri abiti che secondo gli inquirenti il 58enne indossava quando massacrò l’82enne.Enrico Romanò
f.artina
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