VARESE Non un solo canale di approvvigionamento, ma diversi fornitori, italiani e stranieri, per avere la certezza di essere sempre pronti ad esaudire le richieste di sostanze le più diverse da parte dei numerosi ed esigenti clienti sparsi per tutto l’Alto Varesotto. Droghe che arrivavano dalla Colombia, attraverso ovulatori che sbarcavano a Malpensa, ma anche dal sud Italia (Lecce), da Milano e dal Piemonte.
Ciò che più impressiona in questa grossa operazione delle Fiamme gialle, che hanno sgominato l’ennesima organizzazione dedita allo spaccio, non è tanto la ramificata rete di solidarietà tra i protagonisti, quattordici, tutti arrestati (ma altri tre, due dei quali colombiani, sono sfuggiti alla cattura), quanto il numero di acquirenti fissi, oltre trecento (una decina dei quali minorenni), che a tutte le ore del giorno e della notte chiamavano i pusher per avere la loro dose di droga: che poteva essere, a seconda dei gusti, cocaina, marijuana o hascisc. Una delle basi operative era la bottega di pizza al taglio gestita a Luino da Antonio Maria Bello, 37 anni.
L’indagine, coordinata dal pm Tiziano Masini (l’ordinanza è stata firmata dal gip Elena Ceriotti), andava avanti dal 2007, e si compone di ore e ore di intercettazioni telefoniche, nel corso delle quali invariabilmente gli assuntori chiamavano gli spacciatori, chiedevano se avevano la roba e fissavano l’appuntamento. O di telefonate tra i pusher e i fornitori, per sollecitare l’arrivo di nuove partite.
Mai grossi quantitativi: 200, 300 grammi per volta. Ma con una frequenza tale da costituire un flusso ininterrotto, un fiume che tutte i fine settimana inondava i comuni del Luinese, la Val Marchirolo, la Valganna, Ponte Tresa, Cadegliano Viconago, Cugliate Fabiasco. «È stato un lavoro immane ricostruire tutti i nessi di questa banda – dice il procuratore Maurizio Grigo – Solo per eseguire gli arresti la Gdf ha impiegato 260 uomini, 74 mezzi, due unità cinofile e l’elicottero». Nel corso dell’operazione è stato eseguito anche un arresto in flagranza.
«Un’inchiesta che ci restituisce uno spaccato della vita di paesi apparentemente tranquilli al confine con la Svizzera, dove in realtà il consumo di droghe si rivela frequente e diffuso a tutte le età e a tutti i livelli sociali», commenta il comandante provinciale della Gdf, generale Antonino Maggiore.
Franco Tonghini
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