Alla Maugeri l’incubo è l’incertezza

Il Cda assicura: i centri resteranno e niente licenziamenti. Ma i dipendenti di Tradate sono preoccupati. Assemblea ieri con i sindacati: «Ci dicano finché avremo questo posto». «Ormai lavoriamo nel panico»

– Conservazione del perimetro aziendale e nessun esubero previsto. Il Consiglio di amministrazione dell’Irccs Fondazione Maugeri ha reso noto di voler risanare i propri conti (l’indebitamento, al primo semestre 2014, ammonta a 193 milioni di euro) senza tagliare il numero dei centri operativi della stessa Fondazione, che ne gestisce 21 in Italia.
E senza mettere in conto licenziamenti. Ma i lavoratori non sono affatto tranquilli. Anzi è di «terrore» che hanno parlato ieri i dipendenti della Maugeri di Tradate dove i rappresentanti sindacali della Funzione pubblica Giancarlo Ardizzoia (Cgil), Nino Ventola (Cisl) e Rosanna Pelosin (Fials) hanno indetto un’assemblea.

È la mancanza di prospettive a far rabbrividire. «Ci hanno pagato lo stipendio di novembre eppure non abbiamo fatto i salti di gioia perché si sta giocando con la nostra psicologia» dice Laura, la prima a parlare.
«C’è molta rabbia perché i lavoratori di questa struttura hanno creato un’eccellenza grazie all’umanità di cui sono capaci e vi assicuro che è tanta. Ci devono rispettare. A Pavia ci devono dire finché avremo questo posto di lavoro,

in quale mare dobbiamo navigare. Vogliono venderci ai musulmani? Vorrà dire che metteremo il velo e se ci vendono ai cinesi, faremo il nostro dovere per loro».
Da 26 anni in struttura, Laura ammette che ormai «portiamo noi da casa i pannoloni che mancano». Di seguito Angela, medico in Riabilitazione: «Lavoriamo nel disagio e nel panico, senza alcuna prospettiva, al limite del tracollo emotivo. Qui nessuno ci dice cosa accadrà dopodomani e mancano i materiali assistenziali, di laboratorio, l’approvvigionamento dei farmaci». Si posticipano esami per mancanza di provette o di materiali di coltura e se in Cardiologia, invece, i farmaci ci sono sempre stati, anche molto costosi, in Radiologia non ci sono più mezzi di contrasto per poter effettuare esami a pazienti esterni, mentre «l’ecografo impiega un’ora per accendersi», riferisce la dottoressa che lo usa.
Si fa quel che si può, attrezzandosi con prestiti e scambi tra colleghi, limitando le analisi microbiologiche, lavorando sempre al meglio. Ma non si crede più a niente visto che sembrava andare tutto bene e il 26 del mese scorso, invece, non sono stati pagati gli stipendi, arrivati poi in ritardo.

«C’è il terrore tra i lavoratori», non esagera l’infermiera Rosanna che riporta il dramma di chi si ritrova a non saper come fare a pagare il mutuo, le bollette, i buoni pasto dei figli a scuola o semplicemente la spesa se il futuro fosse nero.
Il centro riabilitativo di Tradate, circa 140 posti letto dove lavorano più o meno 200 persone, vanta eccellenze in cardio medicina, pneumologia, neuromotoria (e non solo), ma anche nelle prestazioni ambulatoriali complesse e nel distretto di Tradate è l’unico presidio in grado di effettuare esami importanti alle persone esterne, non ricoverate. Lo stesso ospedale di Tradate si appoggia spesso alla clinica Maugeri. «Abbiamo customer alti con il punteggio massimo pari a 7», evidenzia Monica Croci, Rsu con Matteo Roncon. In cardiomedicina è stato addirittura aumentato il turnover, in questo periodo, per soddisfare le richieste di ricoveri.
Eppure il futuro rimane un punto di domanda. Il 9 dicembre l’azienda avrebbe indetto un incontro con le organizzazioni sindacali, ma il 16 è già stata indetta una manifestazione a Pavia: i lavoratori di Tradate ci saranno.