Con la riapertura delle scuole torna l’incubo dei pidocchi, infestazione molto «contagiosa».
I più colpiti sono i bambini, perché poi, con la pubertà, la produzione di sebo, acidifica il cuoio capelluto e lo rende un microambiente meno adatto alla vita del pidocchio.
«Non è vero che prediligono chi ha una scarsa igiene personale – spiegano i dermatologi – Senza dubbio è più facile prenderli se si frequentano luoghi affollati e si sta in comunità come asili, scuole e colonie». Secondo alcuni studi raramente i pidocchi si annidano tra i capelli dei bambini di colore, ma preferiscono aggredire i capelli con una sezione rotondeggiante (caucasica) perché questi piccoli insetti riescono ad aggrapparsi meglio con le loro zampine.
Il pidocchio del capo (Pediculus humanus capitis) è il più diffuso. Si tratta di un parassita di colore grigiastro, munito di zampette uncinate che si ancorano ai capelli.
«I pidocchi non saltano da una testa all’altra e non volano – spiegano – La trasmissione avviene tramite il contatto diretto o lo scambio di pettini, spazzole, cappelli, cuscini, biancheria da letto e così via. Il pidocchio che vive sul capo è abbastanza facile da riconoscere: ha un colore che varia dal bianco sporco al grigio, si attacca soprattutto alla base del capello e vi depone le uova che sono lunghe poco meno di un millimetro, ovali e grigio-bianche. Le zone predilette sono quelle più ricche di capelli: la nuca e dietro le orecchie».
Per scoprire i pidocchi basta un’accurata ispezione del cuoio capelluto. In genere è più facile individuare le lendini (uova), che si ritrovano attaccate ai capelli, soprattutto a livello della nuca e intorno alle orecchie. La presenza delle sole uova non è, però, sempre indicativa di un’infestazione in corso: le lendini potrebbero infatti essere vuote. Visto che la femmina del pidocchio depone le uova alla radice del capello, si può fare diagnosi certa di pediculosi attiva quando la maggior parte delle lendini si trova a una distanza inferiore a 6,5 mm dal
cuoio capelluto. Se ad esempio le uova sono a una distanza di un centimetro dal cuoio capelluto vuol dire che non sono vitali. Per impostare la terapia mirata occorre individuare le lendini (le “uova” dei parassiti) che in qualche modo ricordano la forfora. Tuttavia c’è un elemento che consente di riconoscerle senza difficoltà: se si scuotono leggermente i capelli in cui si trovano le sottilissime scaglie biancastre, quando si tratta di forfora queste scivolano via senza difficoltà, mentre rimangono tenacemente attaccate ai capelli se si tratta di lendini.
Per individuare bene le uova meglio munirsi di lente di ingrandimento e controllare la testa con luce naturale. La luce elettrica a volte rende le uova trasparenti, specie se bisogna esaminare una chioma bionda.
Ma oggi anche i pidocchi stanno diventando come i batteri, sempre più resistenti ai trattamenti. Secondo una ricerca condotta negli Stati Uniti e pubblicata sulla rivista Paediatric Dermatology si parla chiaramente di superlice, ovvero di “superpidocchi” capaci di continuare a riprodursi nonostante i trattamenti.