Asili, sciopero con beffa Le maestre sono in classe

Asili nido chiusi per sciopero, maestre regolarmente in classe. O almeno quasi tutte. Motivo? «Non potevamo sapere in anticipo se saremmo riusciti a garantire il servizio», spiega l’assessore ai Servizi sociali .

I genitori sono stati avvertiti lunedì, in alcuni casi già venerdì scorso. Ieri, in occasione dello sciopero generale indetto dall’Unione sindacale di base, il nido di Moriggia, il Villoresi e quello delle Azalee sono rimasti chiusi. Eppure le educatrici erano al loro posto. Almeno quattro in via Alfredo Di Dio, dove i cronisti sono stati messi cortesemente alla porta, ben 11 su un totale di 14 nella struttura vicina al centro, come confermava al telefono la capogruppo. Mentre quella in servizio a Cajello invitava a telefonare in comune.

L’ufficio Nidi non rilasciava però dichiarazioni, rimandando all’ufficio stampa. Che alla una di ieri comunicava che non era possibile avere il dato relativo all’adesione allo sciopero. Resta il fatto che magari non tutte, certamente, però ieri parecchie educatrici erano regolarmente in classe. E allora perché i cancelli chiusi?

«Esiste un rapporto preciso tra insegnanti e bambini: uno ogni cinque per i più piccoli, uno ogni sette per i più grandi», spiega l’assessore Silvestrini. Se le proporzioni non vengono rispettate, l’asilo non si può aprire. Altrimenti «se un bambino si fa male perché non era curato a dovere, chi lo racconta ai genitori?». Il fatto è che ieri quasi l’80% delle educatrici, almeno al Villoresi, erano presenti. Insufficienti per aprire? «La normativa, recepita dalla giunta con una delibera del 1996, prevede che in caso di sciopero generale gli asili nido vengano chiusi perché non è possibile sapere in anticipo quante persone aderiranno», afferma l’esponente dell’esecutivo.

Nell’incertezza, dunque, 160 bambini sono rimasti a casa, anche se in classe c’era buona parte delle insegnanti. «Capiamo che per le famiglie questo sia un disservizio», ammette Silvestrini, «l’unica cosa che posso dire è che la giornata di ieri sarà scomputata dalla retta fissa e ovviamente non sarà chiesta la quota di presenza». Uno “sconto” di poche decine di euro che evita, almeno, che al danno si aggiunga anche la beffa.

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