Bistecca di contrabbando?Tutta colpa della crisi

LUINO Costa meno e secondo molti è decisamente migliore. Quindi fa gola anche in Canton Ticino. Stiamo parlando della carne venduta nel Varesotto che, in questi mesi di crisi economica e attenzione alla spesa, sembra essere tornata al centro del contrabbando. Con acquisti effettuati negli spazi commerciali subito dopo il confine italiano e rientri in Svizzera nella speranza di non essere scoperti.

Un traffico di alimenti che però non rientra nei binari della legalità. Perché per la carne fresca le quantità di importazione per uso alimentare sonno ferree e inviolabili. Mezzo chilogrammo a testa per quella di bovini, vitelli, maiali, pecore, capre, cavalli, asini, che siano fresche, refrigerate o congelate. Quantitativo che sale a 3,5 chilogrammi per il pollame o altri prodotti affumicati o secchi. Così non sono stati pochi, negli ultimi mesi, i furbetti finiti nel mirino delle guardie di confine impegnate anche nella lotta al contrabbando di carne dall’Italia alla Svizzera. Nei primi nove mesi del 2009 sono stati, infatti, 52 i casi scoperti di contrabbando di carne per quantità superiori ai dieci chilogrammi. Centinaia, invece, i casi di contrabbando di carne per quantitativi inferiori ai 10 chilogrammi e quindi riconducibili esclusivamente a scopi casalinghi. Così il bilancio parla chiaro: fino allo scorse settembre le guardie di confine hanno scoperto 658 chilogrammi di carne fresca che non era stata dichiarata e 640 chilogrammi di salumi, pure non dichiarati. Ma non  sono solo le famiglie a caccia del risparmio nell’acquisto di carne ad essere finite nel mirino.

I sospetti degli inquirenti, infatti, vanno oltre. E arrivano fino a veri e propri contrabbandieri professionisti della ristorazione che così possono aggirare tutti i controlli normalmente messi in atto. In un caso, infatti, come sottolineano i media di oltre confine, è scattata un’inchiesta riguardante proprio un cittadino italiano. Indagine ancora in corso e legata all’importazione in Ticino, nel corso di vari viaggi, di qualcosa come 4 tonnellate di carne. Prodotti destinati, in base a quanto è

stato finora verificato dagli inquirenti, a macellerie, ristoranti e trattorie del Cantone. Ipotesi investigative che se confermate farebbero finire nei guai anche gli stessi acquirenti. Diventano così due le tipologie del contrabbandiere di carne: il cittadino comune che a caccia di prezzi favorevoli ricorre alle macellerie dei paesi di confine o a quelle della grande distribuzione; e il professionista. Vero e proprio specialista nel movimentare grosse quantità destinate non al mercato commerciale del Canton Ticino.

b.melazzini

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