Bomba d’acqua nel Trevigiano Quattro morti alla festa del paese

Morte e devastazione in Veneto per una bomba d’acqua che a Refrontolo ha spazzato via una sagra paesana dove c’erano un centinaio di persone. Il bilancio finale è pari a un piccolo Vajont: quattro morti e otto feriti. Sei sono stati già dimessi, due restano ricoverati in Rianimazione a Treviso, dopo essere stati operati per gravi traumi. Il killer in realtà è stato un torrente, il Lierza, che scorre accanto all’antico Molinetto della Croda. La pioggia incessante caduta sulle colline del Prosecco ha ingrossato in pochi minuti il corso d’acqua, creando un flusso enorme che all’improvviso si è scaricato sulla forra del mulino.

Ne è scaturita un’onda di acqua e fango alta tre metri che poco prima della mezzanotte di sabato è piombata sul tendone e sugli stand della sagra, la «Festa degli Omeni». Inizialmente era stata avanzata anche la tesi di un «tappo» di materiali, piante e rotoballe di fieno che avrebbe creato a monte una strozzatura del Lierza. Ma questa ricostruzione è stata esclusa dal Genio civile di Treviso. Quando la cascata d’acqua ha invaso la festa, la gente in preda al panico ha iniziato ad aggrapparsi ai supporti della tensostruttura, che intanto si piegava come fil di ferro.

Qualcuno ha provato ad aggrapparsi alle auto, ma anche queste, accerchiate dal torrente, sono state trascinate a valle, infine non sono rimasti che gli alberi, dove in tanti si sono salvati. Ma quattro non ce l’hanno fatta. I corpi di alcuni sono stati trovati a centinaia di metri di distanza, una delle vittime senza nemmeno un brandello dei vestiti. Ieri, nelle prime ore del mattino, i sommozzatori dei Vigili del fuoco hanno terminato l’esplorazione del torrente e delle macchine sommerse, escludendo altre vittime.

Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha espresso «solidarietà alla comunità locale e la commossa partecipazione al dolore delle famiglie delle vittime, con l’augurio di pronta guarigione ai feriti». L’allarme è scattato subito, ma la zona impervia – colline di 2-300 metri, servite da stradine strettissime – non ha aiutato la macchina dei soccorsi, che si è fatta largo tra macchine e alberi accatastati, colate di fango, frane continue.

Ma c’è già chi, guardando alle concause del disastro, accusa il sistema di sfruttamento delle colline dell’Alta Marca, la mancata manutenzione e gli sbancamenti di terreno per far posto agli impianti del Prosecco. Nella zona ci sono state contemporaneamente altre sette frane che hanno isolato case e agriturismo, aggiungendo lavoro ai pompieri.

Una situazione sulla quale il governo vuole imprimere una svolta. Così sul sito di Palazzo Chigi, dopo l’espressione di cordoglio al presidente della Regione, Luca Zaia, l’esecutivo ha annunciato di aver «voltato pagina. Basta inseguire e fare i notai delle emergenze – è stato sottolineato – adesso investiamo in opere di difesa, prevenzione e sicurezza. Al via anche i 570 cantieri antidissesto». «Quanto accaduto nel Trevigiano – ha precisato Palazzo Chigi – è solo l’ultimo dei numerosi campanelli d’allarme che in questo inizio d’estate ha visto vittime e danni causati da un clima caratterizzato da fenomeni meteorologici un tempo definiti estremi e purtroppo ormai ordinari».

Tra i primi a giungere nella zona alluvionata, dove dalla notte era già presente il sindaco di Refrontolo, Loredana Colledel, il governatore Zaia, che poi ha sorvolato in elicottero l’area per una prima stima dei danni. Zaia ha annunciato che chiederà «subito lo stato di calamità per tutta la zona colpita. Questo è un lutto Veneto e per l’Italia». Il presidente se l’è anche presa con i curiosi giunti a frotte nell’area della tragedia. «Curiosi andatevene – è sbottato –! Qui ci sono dei morti e state intralciando il lavoro di chi sta mettendo in sicurezza il territorio».

Resta lo strazio delle famiglie delle quattro vittime: Luciano Stella, 50 anni, un gommista di Pieve di Soligo; Fabrizio Bortolin, 48 anni, di Santa Lucia di Piave, da poco diventato papà; Giannino Breda, un falegname di 67 anni in pensione, di Falzè di Piave; e Maurizio Lot, operaio di 52 anni, collaboratore della Pro Loco di Refrontolo. La Procura di Treviso ha aperto un’inchiesta per accertate eventuali responsabilità, anche se la festa – ha precisato il sindaco – era «assolutamente privata».

© riproduzione riservata