Bonus edilizi, Giorgetti: “Come una droga, avevano creato il caos. Le persone hanno capito”

Il ministro dell'Economia al Corriere della Sera: "Riconosceremo i diritti acquisiti di chi ha già presentato un progetto o una comunicazione asseverata di inizio lavori entro il 25 novembre 2022. Dunque ci sarà altro debito fiscale. Ora tutti apprezzano che si sia fatta chiarezza e si sia tirata una riga"

VARESE – “Avevano creato un caos. I bonus edilizi avevano creato un effetto allucinogeno. È come quando uno dipende da una droga: ne chiederà sempre di più. Allora devi interromperla e semmai gli dai il metadone”. Lo dice in un colloquio con il Corriere della Sera il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Ieri Istat ha addossato a deficit degli anni scorsi circa 80 miliardi di quelle spese fiscali, che in tutto valevano 110 miliardi a fine 2022.

“Un’ottantina di miliardi riguardano il Superbonus e il bonus facciate al 90%” spiega. Poi “c’è un’altra trentina di miliardi di crediti d’imposta da incentivi edilizi più tradizionali che non sono entrati nel deficit perché non cedibili. Ma entreranno, via via che i beneficiari pagheranno meno tasse – sottolinea -. Ahimè quei 110 miliardi di crediti qualcuno li dovrà pagare”. Con i crediti d’imposta “lo Stato ha contratto un debito fiscale ed esso è destinato ad aumentare perché, pur avendo noi interrotto con fermezza il meccanismo, riconosceremo i diritti acquisiti di chi ha già presentato un progetto o una comunicazione asseverata di inizio lavori entro il 25 novembre 2022. Dunque ci sarà altro debito fiscale”.

A Giorgetti pare “inevitabile che ci sia un impatto del bonus sul debito pubblico. Nella Nadef avevamo stimato un utilizzo forte dei crediti d’imposta, ma non così forte come poi si è manifestato”. Però “la reazione del mercato e delle autorità europee mi sembra positiva, perché tutti apprezzano che si sia fatta chiarezza e si sia tirata una riga”. Quell’ingranaggio “aveva generato un’illusione: certi cittadini e certe imprese hanno iniziato a dare per scontato che lo Stato avrebbe pagato subito a tutti l’intero

costo dei lavori, non a rate in cinque anni. Ma questo non è mai stato un diritto. Abbiamo dovuto riportare un po’ di ordine, mi pare che tante persone abbiano capito”. Ora “le banche dicono che non hanno più spazio fiscale per accettare nuovi crediti d’imposta. Noi diciamo uno spazio che si potrebbe aprire. Il disastro – sottolinea – è stato causato da come è stato concepito il sistema. C’è gente che ha vergogna di averlo usato”.