Busto, detenuto straniero piantonato tenta di scappare dall’ospedale. Ferito un poliziotto

Il 21enne, di nazionalità turca, era stato arrestato il primo settembre per aver "dato di matto" nella zona pedonale della città, sfasciato i tavolini dei bar e picchiando persone a caso. Da allora è ricoverato nel reparto di psichiatria del nosocomio cittadino. Ieri l'aggressione all'agente che cercava di fermarlo. L'evasione è stata sventata da un collega

BUSTO ARSIZIO – Ieri sera, nell’Ospedale di Busto Arsizio, un detenuto straniero di 21 anni lì ricoverato ha tentato la fuga per poi essere fermato dagli agenti di polizia di servizio, uno dei quali è però rimasto seriamente ferito. Lo comunica tramite nota il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (Sappe).

Il giovane, di nazionalità turca, era stato arrestato il primo settembre per aver “dato di matto” nella zona pedonale della città, sfasciando i tavolini dei bar e picchiando persone a caso. Da allora è ricoverato nel reparto di psichiatria del nosocomio bustocco. Ieri l’aggressione all’agente che cercava di fermarlo. L’evasione è stata sventata da un collega, come ricostruisce il sindacato.

“Il detenuto”, spiega Alfonso Greco, segretario regionale per la Lombardia del Sappe, “ha tentato di evadere forzando l’apertura della stanza con la scusa del bisogno di una bottiglia d’acqua. All’improvviso, ha aggredito uno dei poliziotti addetti al piantonamento sferrandogli dei pugni. Per fortuna l’altro poliziotto è riuscito a contenerlo e a far rientrare il detenuto dentro la stanza. Il collega aggredito è dovuto ricorrere alle cure del Pronto Soccorso per la rottura del setto nasale, con prognosi di trenta giorni”. “Il Sappe”, conclude, “augura una pronta guarigione al collega e accusa ancora una volta l’Amministrazione Penitenziaria di scarsa attenzione sulla problematica dei detenuti psichiatrici che sta rendendo il lavoro della Polizia Penitenziaria sempre più difficile”.

Donato Capece, segretario generale del Sappe, ha parole di elogio per i poliziotti che hanno sventato: “E’ solamente grazie a loro se è stato possibile sventare la clamorosa fuga all’evaso: la pronta reazione ed il tempestivo intervento degli uomini della Polizia Penitenziaria di scorta hanno infatti permesso di sventare il grave evento. Una cosa grave, che poteva creare ulteriori seri problemi alla sicurezza e all’incolumità dei poliziotti, dei detenuti e dei cittadini che in quel momento si trovavano nell’ospedale.

Ma la grave vicenda porta alla luce le priorità della sicurezza (spesso trascurate) con cui quotidianamente hanno a che fare le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria”. Capece denuncia “una volta di più le quotidiane difficoltà operative con cui si confrontano quotidianamente le unità di Polizia Penitenziaria in servizio nei Nuclei Traduzioni e Piantonamenti dei penitenziari: agenti che sono sotto organico, non retribuiti degnamente, con poca formazione e aggiornamento professionale, impiegati in servizi quotidiani ben oltre le 9 ore di servizio, con mezzi di trasporto dei detenuti spessissimo inidonei a circolare per le strade del Paese, fermi nelle officine perche’ non ci sono soldi per ripararli o con centinaia di migliaia di chilometri gia’ percorsi”.

Per il leader del Sappe “è fondamentale prevedere un nuovo modello custodiale in carcere. Anche la consistente presenza di detenuti con problemi psichiatrici è causa da tempo di gravi criticità per quanto attiene l’ordine e la sicurezza delle carceri del Paese. Il personale di Polizia Penitenziaria è stremato dai logoranti ritmi di lavoro a causa delle violente e continue aggressioni. Ed è grave che, pur essendo a conoscenza delle problematiche connesse alla folta presenza di detenuti psichiatrici, le Autorità competenti non siano ancora state in grado di trovare una soluzione. Se i vertici del Ministero della Giustizia e del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria non sono in grado di trovare soluzioni alla gravissima situazione delle carceri italiane ed alla tutela degli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria devono avere la dignità di dimettersi!”. Amara la conclusione di Capece: “quanto accaduto ieri nell’ospedale di Busto Arsizio deve far capire ancora di più come e quanto è particolarmente stressante il lavoro in carcere per le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria e dei Nuclei Traduzioni e Piantonamenti che svolgono quotidianamente il servizio con professionalità, zelo, abnegazione e soprattutto umanità, pur in un contesto assai complicato per il ripetersi di eventi critici”.