Caso mascherine, il Riesame contro la Procura di Busto: “Irene Pivetti non va arrestata”

I giudici di Milano dichiarano inammissibile il ricorso del gip che aveva respinto la richiesta dei pm di applicazione della misura cautelare dei domiciliari per l'ex presidente della Camera. Nell'inchiesta è stata accusata di frode nell'esercizio del commercio e frode in pubbliche forniture: attraverso la Only Italia, secondo l'accusa, durante la prima ondata di Covid, avrebbe importato dalla Cina 15 milioni di articoli ritenuti non conformi e destinati alla Protezione Civile per 30 milioni di euro

MILANO – Il Tribunale del Riesame di Milano ha dichiarato “inammissibile” il ricorso della Procura di Busto Arsizio contro l’ordinanza del gip che aveva respinto la richiesta dei pm di applicazione della misura cautelare dei domiciliari per l’ex presidente della Camera, Irene Pivetti, per il cosiddetto ‘caso mascherine’. A distanza di oltre due mesi dall’udienza di discussione del ricorso della Procura, che si era tenuta il 22 marzo, i giudici (presidente del collegio Luisa Savoia) hanno depositato oggi il loro provvedimento con cui hanno dichiarato, come chiarito dal legale di Pivetti, l’avvocato Filippo Cocco, la competenza “ad indagare della Procura della Repubblica di Roma”.

“Sono molto soddisfatto del provvedimento, sarebbe stata una misura cautelare profondamente ingiusta ed a distanza di diversi anni dai fatti contestati. Siamo anche noi convinti che eventualmente il processo si debba fare a Roma”, ha aggiunto l’avvocato Cocco. Nell’inchiesta l’ex presidente della Camera è stata accusata di frode nell’esercizio del commercio e frode in pubbliche forniture: attraverso la Only Italia, secondo l’accusa, durante la prima ondata di Covid, avrebbe importato dalla Cina 15 milioni di mascherine ritenute non conformi e destinate alla Protezione Civile per 30 milioni di euro. Un caso che nel 2020 aveva dato il via ad una indagine, prima scattata a Roma, poi passata per Milano e approdata infine nella cittadina in provincia di Varese. Per il Riesame, ora, l’inchiesta deve tornare a Roma.

La Procura, scrive il Riesame nell’ordinanza, non era legittimata “ad impugnare l’ordinanza di rigetto” dei domiciliari, emessa dal gip di Busto Arsizio il 17 febbraio scorso e con la quale il giudice aveva “dichiarato la propria incompetenza” a favore dell’autorità giudiziaria di Roma. I pm, secondo i giudici, avrebbero potuto “alternativamente scegliere tra proseguire la propria attività di indagine” o “trasmettere gli atti” alla Procura di Roma, come indicato dal gip. Da qui la dichiarazione di inammissibilità del ricorso da parte del Riesame.