Caso pellet radioattivoParla il grossista varesino

VARESE «Siamo allibiti». Massimo Longo è il responsabile commerciale della Emmelle Eco Division di via Magenta 50: l’azienda nell’occhio del ciclone per aver importato dalla Lituania, a detta della procura di Aosta, ben 10mila tonnellate di pellet radioattivo, contaminato dal Cesio 137.
Sabato i sequestri effettuati dalle questure avevano interessato ben 29 province. Il prodotto sotto accusa è denominato Naturkraft premium MM6. Viene commercializzato Graanul Invest, azienda estone che opera nel settore della produzione di energia rinnovabile e di bioenergia.

«mai un problema»
La varesina Emmelle è il distributore esclusivo per l’Italia. Longo non si capacita di quello che sta accadendo alla sua impresa. «Stiamo ancora aspettando che qualcuno ci spieghi che cosa sta succedendo – dice – noi svolgiamo la nostra attività con Graanul da oltre un anno e riceviamo con assoluta regolarità, a cadenza settimanale, il flusso di materiale dal centro di produzione. Graanul è il più grosso produttore di pellet in Europa e uno dei primi cinque al mondo. In tutto produce quasi 600 mila tonnellate di materiale all’anno. E’ da molti anni che è in attività (la Graanul si è costituita nel 2003) e non ha mai avuto problemi».

Ipotesi chernobyl
La partita sospetta era giunta in Italia nell’ottobre 2008. Il sospetto degli inquirenti, ancora tutto da verificare, è che il pellet radioattivo possa essere stato realizzato con legna proveniente dall’Ucraina, in zone che ancora risentono della tragedia di Chernobyl. «La Graanul Invest esclude nel modo più assoluto di utilizzare materiale ligneo di provenienza ucraina» ribatte Longo.
Eppure il verbale di sequestro parla chiaro. Nel sacco sequestrato ad Aosta, come ammette lo stesso Longo, sarebbe stata riscontrata una radioattività

pari a 23828 Bq (Becquerel, l’unità di misura dell’attività di un radionuclide), mentre la legge consente un livello massimo pari a 320 Bq. «Stiamo parlando di un valore superiore di 100 volte (in realtà 74, ndr) a quello consentito – annota Longo – e se ciò fosse vero, mi domando come mai i tir che trasportavano il pellet non siano mai stati fermati in frontiera nel corso dei normali controlli».

esiti negativi
Longo sfodera un altro dato per difendere la merce che commercializza: «Nella giornata di ieri (sabato, ndr) in tutta Italia i nuclei Nbcr dei vigili del fuoco hanno esaminato con i loro strumenti i sacchi in deposito presso i diversi rivenditori – racconta – a due esami ho assistito io stesso: a quello di Castello di Brianza e a Perego (nel lecchese, ndr), mentre di altre 25 analisi mi è stato riferito da altri rivenditori. Che io sappia, non c’è stato alcun esito positivo».
Nessuna azione penale è in corso contro la Emmelle: allo stato attuale, l’azienda può essere considerata vittima di quanto successo. «Abbiamo crediti da vendite per oltre un milione di euro – conclude amaro Longo – e dubito che, a fronte di questa campagna folle, ci sia un cliente che ci paghi, quantomeno non nei tempi e nei termini stabiliti».
Enrico Romanò

e.marletta

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