Caso Uva, la Corte europea per i diritti dell’uomo: “Lo Stato italiano non ha fatto abbastanza per accertare i fatti”

La Cedu di Strasburgo ha accolto parzialmente il ricorso dei familiari del 43enne varesino morto nel 2008. Per il suo decesso furono processati e poi definitivamente assolti due carabinieri e sei poliziotti. La sorella: "Non voglio risarcimento ma verità sulla morte di Giuseppe"

STRASBURGO – La Corte europea per i diritti dell’uomo ha in parte accolto il ricorso presentato dai familiari di Giuseppe Uva, 43enne varesino il cui decesso, avvenuto nel 2008, fu al centro di una vicenda giudiziaria che vide imputati e poi assolti in tutti e tre i gradi di giudizio due carabinieri e sei poliziotti. Due le motivazioni accolte che hanno portato la Cedu ad assegnare il fascicolo ad una sezione interna: il 43enne sarebbe stato sottoposto a maltrattamenti inumani e degradanti in violazione dell’articolo 3 della Convenzione Europea per i Diritti dell’Uomo e lo Stato italiano non si sarebbe adoperato abbastanza per accertare i fatti.

Varese 14 giugno 2008 - Giuseppe Uva massacrato di botte dai Carabinieri -  Osservatorio Repressione

La sorella di Giuseppe Uva: ‘Non voglio risarcimento ma verità”

“La battaglia che ho condotto in questi anni è per arrivare alla verità sulla morte di Giuseppe. Questa non è una questione di risarcimento, il mio unico vero risarcimento sarà quello di vedere finalmente lo Stato italiano rispondere a domande sulla morte di mio fratello”. E’ quanto ha detto Lucia Uva, che da sempre sostiene che il fratello morì a causa delle percosse ricevute da carabinieri e poliziotti, commentando l’accoglimento da parte della Cedu del ricorso presentato dai suoi legali.