CITTIGLIO Fate qualcosa: vince sempre lei. Marianne Vos, la Merckx del ciclismo rosa, ha griffato il terzo Trofeo Binda di una carriera breve – ha solo 25 anni – eppure già pazzesca. L’anno prossimo la si potrebbe pagare per non correre: non sarebbe scortese né fuori contesto, visto che capitò proprio ad Alfredo Binda nel 1930 al Giro (e lui accettò). C’è il sospetto che facendole sbagliare strada – basterebbe prezzolare una staffetta, ma questo sì sarebbe sleale – riuscirebbe ugualmente a cavarsela.
Chiaro che si scherza: è un fenomeno e i fenomeni fanno bene allo sport. Solo, annoiano un filo. Quando ieri, durante l’ultimo giro, lo speaker ha annunciato lo scatto della tulipana, dalla tanta gente assiepata sul traguardo s’è levato un mormorio. Quando, a -4 dall’arrivo, il vantaggio è salito a 40 secondi, il mormorio s’è fatto boato: di impotenza. Applausi, perché li merita, però accidenti.
La corsa s’è accesa sull’Orino, dopo una prima parte servita a sgranare il plotone lasciando davanti una quarantina di pretendenti, tutte le migliori. La Vos ha rotto gli indugi dopo il doppio allungo dell’altra olandese Gunnewijk, brava e coraggiosa a partire da lontano: massimo vantaggio 1’40”, ripresa in discesa alla fine del penultimo giro.
Al dunque sono rimaste in dodici, con tre Rabobank (Vos, Ferrand-Prevot, van Vleuten) a comandare le operazioni e la Cantele a ruota. La Vos però ha avuto solo due rivali vere: la solita Pooley – che però se non va via presto ha poche altre cartucce – e la nostra Cantele, che si sono gettate all’inseguimento quando la strafavorita è scattata sull’ultima salita dell’Orino. Ma a loro s’è aggregata la promettente francesina Ferrand-Prevot, sodale di Marianne, che giustamente non ha collaborato, vanificando la già ardua rincorsa.
A Noemi va un abbraccio convinto, non di maniera: ha disputato il miglior Binda della sua carriera. Non era tra le favorite, non aveva fatto proclami, ma una condizione buonissima le ha consentito di pedalare sempre in testa e di replicare a tono alla Vos. Toccava ad altri squadroni evitare che si compisse il destino colorato d’arancione: lei ha corso con piglio sagace, cogliendo ogni attimo propizio – l’intelligenza tattica non si compra al mercato, o ce l’hai o non ce l’hai – e mancando un podio meritato per la ben nota scarsa dimestichezza con le volate.
Notevole la prestazione di Valentina Carretta: non solo ha concluso la gara, ma ha pedalato benissimo per due terzi di giornata, stando sempre nelle prime posizioni con grinta e autorità. C’è anche il suo grazioso zampino nel posto d’onore della capitana Guderzo, prima delle comuni mortali. Un rientro coi controfiocchi, segno che la caravatese ha davvero ritrovato se stessa dopo una breve crisi d’identità.
Stefano Affolti
Ordine d’arrivo: 1. Marianne Vos (Ola, Rabobank) km. 131,2 in 3h16’28”, media 40,212; 2. Tatiana Guderzo (Ita, MCipollini) a 34”; 3. Trixi Worrack (Ger, Specialized) s.t.; 4. Arndt (Ger) s.t.; 5. Johansson (Sve) s.t.; 6. Cantele (Ita) s.t.; 7. Ferrand-Prevot (Fra) s.t.; 8. Pooley (Gbr) s.t.; 9. Canuel (Can) s.t.; 10. Moolman (Saf) a 37”.
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