Come Fantozzi al circo. In malattia ma allo stadio a tifare Napoli: due militari beccati dal superiore

I soldati sono stati condannati per aver fornito false certificazioni mediche. Durante il congedo si sono recati sugli spalti del "Franchi" di Firenze per vedere la loro squadra del cuore. E' finita malissimo

NAPOLI – Tre mesi e venti giorni di reclusione militare. Tanto è costata a due soldati dell’esercito una furbata che richiama uno dei grandi classici del malcostume italico riprodotto al cinema da Paolo Villaggio nelle vesti del ragionier Fantozzi.

La condanna dei due imputati, uno di Napoli e l’altro di Cava de’ Tirreni, emessa dalla Corte d’appello militare di Roma, è stata resa definitiva dalla Cassazione per fatti che risalgono all’agosto 2019. Ma cosa avevano combinato? Semplicemente mentre erano in congedo per malattia avevano pensato bene di andare a vedere la partita del Napoli, la loro squadra del cuore impegnata a Firenze contro i viola. Il loro piano è finito perché, proprio come Fantozzi al “circo americano”, sono stati riconosciuti da un loro superiore.

Per i due soldati tifosi è quindi scattata la denuncia e la successiva imputazione per aver fornito certificazioni mediche false attestanti malattie inesistenti. La difesa – come ricostruisce “Il Mattino” – sosteneva che le patologie erano invece persistenti e dovute parzialmente a cause legate al servizio nelle Forze Armate.

Che i due fossero presenti al “Franchi” lo avevano certificato l’acquisto dei biglietti nominali per la partita, e l’analisi dei filmati delle telecamere dello stadio dopo essere stati beccati sul fatto da un superiore.

Nessuno sconto dunque per i “malati di tifo” dal momento che, recita la sentenza, “non può non rilevarsi che le condotte illecite erano finalizzate a sottrarsi al complesso dei compiti inerenti i servizi che gli imputati avrebbero dovuto svolgere durante i turni assegnati nei giorni in cui simulavano l’infermità controversa. L’obiettivo dei loro comportamenti simulatori era sottrarsi allo svolgimento dei turni ai quali erano stati assegnati, nella loro interezza”.