Commercio estero, Europa forte Le sanzioni penalizzano la Russia

L’Aice di Confcommercio, in collaborazione con l’Università Cattolica, ha pubblicato una nuova edizione dell’IBA, lo strumento per orientare le imprese italiane nel mercato estero

Una nuova edizione per l’Iba, l’Indicatore di business attractiveness, uno strumento per orientare le imprese italiane sui mercati esteri, elaborato da Aice (Associazione italiana commercio estero) di Confcommercio, in collaborazione con l’Università Cattolica.

L’Iba ha l’obiettivo di fornire alle aziende italiane, in particolare alle piccole e medie imprese, uno strumento sintetico e di facile lettura per valutare nuove opportunità d’affari sui mercati internazionali. Uno strumento molto utile anche per le aziende della provincia di Varese, la cui vocazione all’export è storica e solida, come dimostrano anche gli ultimi dati. L’indice definisce le economie più aperte e più potenzialmente ricettive per il commercio estero italiano. La logica che sta alla base dell’Iba è quella di fornire uno strumento con cui fare una prima scrematura sulle destinazioni del proprio business, facendo in modo che l’impresa non sprechi risorse umane e finanziarie nel tentativo di approccio a più mercati contemporaneamente.

Scorrendo la classifica 2014 dei Paesi più interessanti per il commercio estero italiano, si nota come siano quello tedesco e quello statunitense i mercati esteri potenzialmente più fecondi per il business estero delle nostre aziende. Al terzo posto la Gran Bretagna, che guadagna due posizioni rispetto al 2013; nei primi dieci Paesi, sono solo due gli stati extraeuropei, ovvero gli Usa e Singapore, che guadagna una posizione rispetto all’anno precedente. Balzano agli occhi l’avanzata di ben 23 posizioni da parte dell’Australia,

di 34 della Nuova Zelanda, di 28 del Cile e di 20 di Panama, che scalano notevolmente la classifica dell’attrattività. Bene anche la Thailandia, che sale di 13 posizioni rispetto al 2013; continua anche la marcia dell’Indonesia, la quale guadagna in un anno 18 posti in classifica. Tra i primi venti Paesi, resta stabile la posizione di alcune economie del Golfo Persico come Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita, con il Qatar che scala nove posizioni.

Crolla invece la Russia, complici ovviamente le sanzioni economiche internazionali conseguenti alla crisi ucraina, mentre la Cina esce dalla top ten delle migliori business destination per le piccole-medie imprese nostrane. Musica per le orecchie delle aziende della provincia di Varese, che sviluppano buona parte del loro business sui mercati internazionali. Secondo gli ultimi dati disponibili, riferiti al primo trimestre 2015, il peso dell’export varesino rispetto alla Lombardia è dell’8,9%, che significa quarto posto regionale dietro a Milano, Brescia e Bergamo, per un valore di interscambio totale di 3 miliardi e 905 milioni di euro. A trainare le esportazioni è il settore manifatturiero, ma ad andare molto bene sono anche i prodotti delle attività di trattamento dei rifiuti, i prodotti delle attività dei servizi di informazione e comunicazione e i prodotti dell’agricoltura e della pesca. Le esportazioni varesine nel 2015, rispetto allo stesso periodo del 2014, sono in crescita del 2,9%, a fronte di una media regionale dello 0,6% e di una media nazionale pari al 3,2%; l’Europa resta il mercato principale, seguita da Asia e America del Nord.