Como, confiscati dalla Gdf beni per oltre 7 milioni di euro per reati tributari

La frode fiscale, tra la fine del 2015 ed il 2022, grazie alla costituzione di 17 società cooperative, un consorzio ed una s.r.l. che erano le società capogruppo. (Foto d'archivio)

COMO – La Guardia di Finanza di Como ha eseguito un decreto di confisca di beni e somme di denaro per oltre 7 milioni di euro nei confronti di un gruppo di persone fisiche e giuridiche responsabili di reati tributari. Il gruppo operava nel settore della fornitura alla grande distribuzione, di manodopera, pulizie, facchinaggio, trasporti e logistica.
L’attività della Gdf, coordinata dalla procura di Como, è stata avviata dopo che a giugno 2022, erano state effettuate perquisizioni nei confronti di 21 persone fisiche e 19 persone giuridiche.

I controlli erano scattati in Lombardia, Piemonte, Lazio, Campania e Calabria. l’operazione aveva portato a 14 misure cautelari personali, con 9 custodie cautelari in carcere, 4 agli arresti domiciliari e un obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Contestualmente era stato eseguito un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca, anche per equivalente, per complessivi 7,7 milioni di euro, emesso dal gip di Como.
Adesso, dopo una sentenza divenuta irrevocabile, è stata disposta la confisca definitiva in favore dello Stato di due compendi aziendali nel comune di Cadorago, 2 ville di pregio con piscina, anche queste nel Comasco, 10 immobili in provincia di Como e Brescia, 28 rapporti finanziari con una giacenza complessiva di oltre 461 mila euro, quote societarie, autovetture, moto, gioielli, orologi di valore e denaro contante.
La sentenza, divenuta irrevocabile, ha confermato la responsabilità penale di 11 persone fisiche. Le attività di polizia giudiziaria, svolte dai militari del Gruppo di Como,  hanno permesso di disarticolare un complesso sistema di frode fiscale, perpetrato in forma associativa ininterrottamente tra la fine del 2015 e il 2022.  Il complesso sistema di frode, ricostruito dalla Guardia di finanza era basato sul meccanismo delle società cartiere. Quelle operative nella frode scoperta nel comasco erano due, che assumevano lavoratori, in realtà gestiti da altre due società capogruppo, un consorzio ed una società di capitali, che erano la struttura permanente, apparentemente in regola dal punto di vista fiscale. Le società “cartiere” hanno avuto il compito di raccogliere gli assets produttivi, in questo caso forza-lavoro, poi gestiti dalla due società “capogruppo”. Allo stesso tempo le cartiere emettevano fatture false, abbattendo il debito IVA scaturito dalla fatturazione delle prestazioni al cliente finale, con un risparmio sui contributi previdenziali e assistenziali.