Giravano la serie televisiva «Gomorra», sono incappati nelle richieste estorsive di un vero boss. Un’indagine dei carabinieri di Torre Annunziata svela i retroscena delle riprese fatte un anno fa dalla società di produzione Cattleya e trasmesse, con enorme successo, nei mesi scorsi. Tre le ordinanze di custodia cautelare notificate dai militari: riguardano il boss di Torre Annunziata Francesco Gallo, il padre, Raffaele, e la madre, Annunziata De Simone. La società, dal canto suo, smentisce di aver ricevuto pressioni o di aver dovuto pagare più del dovuto.
Francesco Gallo è il proprietario della grande villa, arredata con profusione di stucchi, specchi, cristalli e quadri, che nella fiction era quella della famiglia Savastano. La villa, dipinta di rosa e con una vasca idromassaggio delle dimensioni di una piscina, si trova nel rione Penniniello di Torre Annunziata. La Cattleya l’aveva presa in fitto nel marzo del 2013 per 30.000 euro, da versare in cinque rate da 6.000 l’una.
Dopo il pagamento della prima rata, tuttavia, in aprile il gip aveva sequestrato l’edificio, nominando un amministratore giudiziario. E per i vertici della società di produzione, secondo la ricostruzione dei magistrati, si era posto il problema: versare le somme a quest’ultimo, come impone la legge, o continuare a pagare i Gallo, come loro pretendevano? Le pressioni del clan, come scrive il gip Marina Cimma nella misura cautelare, erano fortissime: dal carcere, nel corso dei colloqui con i genitori, Francesco Gallo minacciava di bloccare le riprese. Per un po’ la Cattleya pagò sia l’amministrazione giudiziaria sia i Gallo, versando loro un’altra rata; ma le somme necessarie erano troppo e rischiavano di compromettere la produzione della serie. Di qui i tentativi frenetici di convincere, come poi accadde, la famiglia Gallo a desistere.
Nell’ambito dell’inchiesta sono indagati anche il location manager della società di produzione, Gennaro Aquino, e gli organizzatori generali Gianluca Arcopinto e Matteo De Laurentiis. A tutti e tre il pm contesta il reato di favoreggiamento nei confronti del boss Francesco Gallo, aggravato dall’avere agito per agevolare un clan camorristico. Nei confronti di De Laurentiis, Arcopinto Aquino e di tre vigili urbani (i caschi bianchi hanno accettato una «mazzetta» di cento euro per chiudere una strada e facilitare le riprese), la Procura aveva chiesto misure cautelari, non concesse però dal giudice.
La società di produzione, però, in una nota ribadisce di non avere subìto pressioni di alcun genere.
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