Cutrì: «Ammazzai io il polacco di Trecate» Processo da rifare?

Alla vigilia della sentenza della Cassazione che oggi confermerà oppure modificherà la condanna all’ergastolo, Domenico Cutrì confessa.

Il detenuto fuggito alcune settimane fa dal tribunale di Gallarate, e riacciuffato in pochi giorni insieme al suo gruppo di fuoco, ha confessato di aver ucciso nel 2006 a Trecate il polacco . Un’ammissione clamorosa, che andrebbe a capovolgere i fatti certificati dalla sentenza di primo grado a Novara e dall’appello di Torino.

Secondo la ricostruzione processuale dei primi due gradi di giudizio, infatti, è stato identificato “solo” come mandante dell’omicidio dell’operaio polacco. Ma le clamorose ammissioni fatte nelle ultime ore durante gli interrogatori davanti al pm di Busto Arsizio potrebbero dare un senso nuovo alla vicenda, provocando, magari, la ripetizione del processo.

«Non volevamo ucciderlo, puntavamo alle gambe – ha detto agli inquirenti – E non c’è nessuna spiegazione passionale. Il giovane polacco stava dando fastidio a Martelli e bisognava dargli una lezione. Tutto qui». , condannato a 16 anni di reclusione, era stato considerato finora l’autore materiale, mentre Cutrì, protagonista dell’evasione da film, il mandante.

«Ho sbagliato a stare zitto finora – dice – è arrivato il momento di fare chiarezza». Cutrì ha dunque smentito anche il movente passionale dell’omicidio: sempre secondo la prima ricostruzione, infatti, il polacco avrebbe insidiato la sua fidanzata dell’epoca, tanto da scatenare la reazione rabbiosa del Cutrì. Potrebbe anche trattarsi di una precisa strategia difensiva con la quale si punta a riaprire un caso quasi chiuso: ottenere l’invalidità del giudizio per ripartire da capo. E la condanna potrebbe essere più mite dell’ergastolo.

I giudici piemontesi, infatti, in primo e secondo grado, diedero il massimo della pena sulla base del fatto che Cutrì fu individuato come mandante dell’omicidio, ma anche per i futili motivi che lo avrebbero spinto a far assassinare il polacco. Ma non è detto che questa ammissione sia sufficiente per fargli ottenere uno sconto della pena: la sua ammissione, infatti, potrebbe anche essere vista come un’aggravante, tanto da confermare la pena dell’ergastolo.

Tra l’altro non si può dimenticare l’altra vicenda, quella cioè della fuga dal tribunale di Gallarate. Un’evasione clamorosa nella quale rimase ucciso il fratello e rimasero lievemente ferite due guardie della Polizia penitenziaria. A questo punto, non resta che attendere la sentenza.

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