Design da export al Salone E Varese stupisce e seduce

C’era da rifarsi gli occhi al Salone del Mobile di Milano. Tra curiosità, stravaganze e pezzi irresistibilmente unici, il viaggio possibile o da sogno è valso, in ogni caso, la pena.

Lampadari a forma di palloncini, quelli che ogni genitore ha gonfiato almeno una volta per la festa di compleanno del figlio più piccolo e ciliegie giganti sulle quali potersi quasi sedere, da inserire in una sala particolare o anche semplicemente a corredo di una parete.

Colori e sfumature dalle tonalità più varie, hanno ambientato il Complemento d’arredo dove, dalla maniglia di una porta, alla sedia della cameretta dei bambini, tutto diventa design. Persino il seggiolone acquista un’identità fuori dal comune.

E quei tubi di cartone che i comuni mortali sanno essere contenitori per i fogli da disegno, al Salone del Mobile sono diventati un mega canneto da usare come divisorio tra due locali di casa.

Un incanto da cui potersi far ispirare, a cui attingere, con ambientazioni anche buie e rigorosamente soft, quasi a mischiare luci e ombre di una super Fiera che ha convinto. Chi era nei padiglioni di Rho per concludere affari se ne è tornato a casa soddisfatto. La voce degli espositori, anche della provincia di Varese, è stata unanime: «È andata molto bene, soprattutto per gli ordini degli stranieri».

Se il made in Italy va ancora alla grande, è proprio agli stranieri che si deve riconoscerlo, sono loro che vanno ringraziati. «È un valore che rischiamo di perdere», ha detto a voce alta Gianfranco Barban, architetto, di B.lab – Teckell, in via Marmolada a Gallarate, presente al Salone.

I pezzi di lusso per giocare di questa super azienda sono mozzafiato, come il calcio balilla di cristallo da 11.800 euro che i designer fanno già trovare nella casa da novanta, vero e proprio complemento d’arredo per chi può permetterselo.

Alle donne, sempre straniere, è però piaciuto di più il calcetto realizzato in legno, vetro e alluminio – bellissimo – che, se può essere un problema da spolverare è, però, una gioia al tatto e alla vista con quella curvatura da 15 millimetri nel vetro che collima perfettamente con la cava del legno.

La tecnologia, alla B.lab, è espressa non solo dal connubio tra cristallo e metallo e tra le perle dell’azienda gallaratese c’è anche il biliardo con sponde smontabili a seconda delle esigenze del giocatore e un tappeto in poliuretano trasparente. Oppure la pendola meccanica di alta precisione che ha attratto non solo a parole clienti di Stati Uniti, Corea e Singapore. Tutto rigorosamente cento per cento made in Italy e molto made in Varese.

«La parola d’ordine è uscire, muoversi fuori confine», ha riconosciuto Barban supplicando, però, una maggiore tutela del made in Italy: «Chi lo capisce dovrebbe fare il proprio dovere. Servono regole certe. Chi è nel Consorzio “made in Italy” deve stare alle regole e, se sbaglia, deve pagare. Il marchio Italia vale ancora tanto ed è da tutelare».

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