Dieta: perchè si pensa sempre solo a privazione, tristezza e restrizione?

La parola “dieta” è stata connessa a una serie di significati negativi. E' in realtà una serie di usanze da osservare con diligenza per aver cura costante della propria vita.

Nel mondo odierno, ad ogni angolo, in tutti i giornali, su qualsiasi piattaforma, si sente parlare di “dieta” e di cosa uno dovrebbe o non dovrebbe mangiare per essere in forma.

Una marea di miei pazienti viene da me perché ha sentito da quella amica o ha letto di quella dieta che promette in dieci giorni di perdere dieci chili e spera di poter intraprendere lo stesso percorso con gli stessi risultati, e la mia risposta è sempre e inesorabilmente “mi dispiace, ma la bacchetta magica non esiste”.

Perché è vero, bisogna dirlo, non esistono diete o alimenti miracolosi! Quello che esiste è la buona volontà e l’impegno costante di cambiare le proprie abitudini alimentari, farne proprie di nuove e di conseguenza normalizzare il proprio peso corporeo.
Quello che spiego in studio alle persone che si rivolgono a me è che il numero sulla bilancia non è mai il nostro obiettivo primario, ma segue la modifica dell’alimentazione nella sua totalità. È modificando il come, in primis, e il cosa mangiamo che ci permette poi di avere anche dei risultati in termini numerici.

Per via di questi fantomatici protocolli dietetici che millantano la possibilità di una perdita di chili elevata in pochissimo tempo, la parola “dieta” è stata connessa a una serie di significati negativi, quali la restrizione eccessiva delle quantità, l’eliminazione totale di alcuni gruppi di alimenti o di alcuni cibi visti come negativi, l’obbligo di seguire un’alimentazione poco varia e di conseguenza molto triste e noiosa. Ecco, “dieta” non significa niente di tutto ciò.

Vediamo, intanto, l’origine della parola; il termine “dieta” deriva dal greco “δίαιτα” e significa letteralmente “abitudine, modo di vivere, stile di vita”, quindi niente a che vedere con una terapia dimagrante straordinaria o limitata a un periodo, ma una serie di usanze da osservare con diligenza per aver cura costante della propria vita. Invece, la concezione attuale è quella del rimedio temporaneo verso l’eccesso dei periodi di festa o in vista della prova costume, e una volta superati questi momenti, si ritorna con le vecchie abitudini alimentari scomposte, disomogenee e non salutari.

Va detto, infatti, che le diete troppo restrittive e che ci fanno sentire in trappola si riescono a seguire per uno, due, tre mesi al massimo, e poi si abbandonano perché sono, per l’appunto, eccessivamente limitanti. Ed è così che si entra in un circolo vizioso chiamato “effetto yo-yo” per cui si perde peso, si smette di seguire il protocollo dietetico tornando a come si mangiava prima, si riprendono i chili persi, si passa a una nuova dieta e così via… Questo succede proprio perché si seguono diete estremamente rigide e non si lavora sul cambiare il proprio stile di vita.

Quello che cerco di far passare con il mio lavoro ambulatoriale, è che non esistono scorciatoie, non esistono strategie, e nemmeno cibi permessi e cibi vietati! Quello che esiste è la volontà di mettersi in gioco e di voler intraprendere un percorso lungo e impegnativo, ma che ci regalerà infinite soddisfazioni e ci permetterà di fare nostre tutta una serie di nuove opzioni che renderanno il nostro cambiamento il più duraturo possibile. Non dobbiamo “fare una dieta” ma “apprendere uno stile di vita”. Ed è solo in questo modo che smetteremo di essere perennemente a dieta e di tentare ogni via possibile per perdere quei chili di troppo.

Seguitemi nei prossimi articoli: vedremo insieme da dove iniziare e cosa fare per intraprendere questo viaggio insieme!

Laura Nardi - biologa nutrizionista