Don Gnocchi: il sogno è vivo

Filippo Leonardi, direttore di Associazione italiana ospitalità privata, fa il quadro di un settore che supporta il pubblico

«Sogno, dopo la guerra, di potermi dedicare a un’opera di Carità, quale che sia, o meglio quale Dio me la vorrà indicare. Desidero e prego dal Signore una cosa sola: servire per tutta la vita i suoi poveri. Ecco la mia “carriera”… Purtroppo non so se di questa grande grazia sono degno, perché si tratta di un privilegio». Dalla drammatica esperienza della guerra, vissuta soprattutto nella tragica ritirata di Russia come cappellano militare, matura la missione a cui don dedicherà la propria vita, con coerenza e fedeltà. Partire dagli ultimi, per riscattare il loro “dolore innocente” e costruire una speranza per il futuro.

Così, a partire dal 1946, comincia a prendere forma concreta quel progetto di aiuto ai sofferenti che porterà Don Gnocchi prima a dirigere l’Istituto Grandi Invalidi di Arosio dove il cappellano accolse i primi orfani di guerra e i bambini mutilati. Nel 1949 l’Opera viene riconosciuta ufficialmente. Vinta la battaglia per i piccoli mutilati di guerra, il complesso assistenziale della Fondazione si orienta verso il problema più pesante che affligge l’infanzia dell’Italia di quegli anni: la poliomielite. L’opera di don Gnocchi cresce rapidamente. Nel 1955 l’ultima grande sfida: costruire un moderno centro che costituisca la sintesi della sua metodologia riabilitativa. Nel settembre dello stesso anno, viene posata la prima pietra della nuova struttura, nei pressi dello stadio di San Siro, a Milano. Dal 1963 la Fondazione estende la sua presenza sul territorio nazionale con dodici centri di importanza regionale e altre centinaia di poliambulatori e centri minori, allargando lo spettro delle proprie attività riabilitative a ogni forma di handicap, alle patologie della colonna vertebrale, dell’apparato osseo, scoliosi, fino alle disabilità più impegnative sul fronte della riabilitazione.

Oggi la Fondazione Don Gnocchi è una realtà di primo piano nel panorama sociosanitario e assistenziale del nostro Paese, con quasi quattromila posti letto e oltre 5.400 operatori impegnati accanto a disabili di ogni età, anziani non autosufficienti, malati oncologici terminali e persone in stato vegetativo persistente. In provincia di Varese sono due le strutture gestite dalla Fondazione Gnocchi: nella città giardino e il Centro di Malnate. Villa Ponticaccia, in una traversa di viale Borri a Varese, è stata inaugurata nel 2009. Si tratta di un

istituto di riabilitazione ambulatoriale e domiciliare, si rivolge ai pazienti di tutte le età, con un’area specifica destinata a problemi di neuropsichiatria infantile. Infatti, i servizi offerti a Villa Ponticaccia riguardano attività riabilitativa rivolta a soggetti di tutte le età con problemi neurologici, ortopedici e funzionali che comportano un livello di disabilità, anche solo temporanea; attività di neuropsichiatria e riabilitazione età evolutiva (per diagnosi, valutazione e prescrizione di trattamenti correlati alla presa in carico di minori con problemi di comportamento, apprendimento e disturbi del linguaggio).

Con questa struttura, la Fondazione ha voluto sviluppare a Varese un luogo a sostegno di minori e genitori che vivono situazioni di difficoltà o disagio. In particolare si punta a sostenere la genitorialità, a facilitare la relazione del bambino e dei genitori a seguito di separazioni o divorzi conflittuali, a curare gli aspetti legati agli affidi, offrendo un ambiente accogliente e una presenza professionale qualificata e attenta. La struttura afferisce al Centro “Santa Maria al Monte” di Malnate, l’altro centro che la Fondazione Don Gnocchi gestisce in provincia, dove dal 1997 è operativo il Servizio di Riabilitazione accreditato con Regione e con l’Ats. L’attività del Centro, in questi ultimi anni ha puntato sulla diversificazione e territorializzazione dei servizi.