Due morti per il duello in auto Patteggia meno di tre anni

MESENZANA La notte tra il 19 e il 20 giugno di quattro anni fa un terribile incidente stradale causò la morte di due giovani: Marco Mazzucato, 21enne di Mesenzana, e Christian Morazzoni, 22 anni, di Grantola. Per quello schianto, avvenuto sulla statale 394, la procura ha mandato sotto processo Roberto Raciti, 30 anni, di Cuveglio. Ieri il processo in tribunale a Varese, di fronte la giudice Anna Giorgetti, che però non si è celebrato: difeso dall’avvocato Giovanni Grassi, l’imputato ha patteggiato con il pm Davide Toscani una pena a due anni 8 mesi e 20 giorni, con le pene accessorie della revoca della patente e della confisca dell’auto.

Un dispositivo tutto sommato mite, che taglia fuori le parti civili dal processo penale, anche se è in corso un parallelo procedimento civile da parte dei familiari delle due vittime. C’è un problema, però: l’assicurazione non risponde, perché l’imputazione contro Raciti non è di omicidio colposo, bensì di avere causato due morti in conseguenza di un altro reato. E l’altro reato è quello previsto dall’articolo 9 ter del codice della strada,

perché avrebbe ingaggiato un duello automobilistico con una delle due vittime, Morazzoni (i cui familiari sono assistiti dall’avvocato Fulvio Dagnoni). L’articolo citato dispone il «divieto di gareggiare in velocità con veicoli a motore», precisando che «se dallo svolgimento della competizione deriva, comunque, la morte di una o più persone, si applica la pena della reclusione da sei a dieci anni». In assenza dell’assicurazione, si farà carico il fondo per le vittime della strada risarcire i familiari.

Il pm aveva ricostruito, sulla base soprattutto delle testimonianze degli altri automobilisti presenti sul luogo dell’incidente, la dinamica di quella maledetta notte. Raciti a bordo della sua Ford Mondeo (con un amico al fianco) avrebbe ingaggiato una gara con Morazzoni, che invece guidava una Honda Civic. Non sarebbe stata una competizione programmata a tavolino: forse la rivalità era nata da un sorpasso di uno dei due mal digerito dall’altro. Le due auto avrebbero percorso la statale nel territorio di Mesenzana a velocità

molto elevata (oltre 100 chilometri orari, secondo la perizia cinematica della procura, in un tratto dove il limite è di 50). Secondo i testimoni, davanti c’era la Mondeo di Raciti, dietro la Civic di Morazzoni. Dopo aver tallonato il veicolo che gli stava di fronte, Raciti avrebbe invaso la corsia opposta per iniziare il sorpasso di una serie di vetture che lo precedevano. Dietro, a ruota, Morazzoni avrebbe compiuto la stessa manovra. Accortosi che di fronte stava sopraggiungendo la Opel Corsa di Mazzucato, Raciti sarebbe prontamente rientrato nella sua corsia. Ma secondo l’accusa, avrebbe ostacolato la Civic che cercava di fare altrettanto. Queste, finora, sono ipotesi che devono essere comprovate davanti al giudice. La certezza è che la Honda si scontrò frontalmente contro la Opel provocando la morte sul colpo di Mazzucato. Anche Morazzoni rimase incastrato nelle lamiere. Libeato dai soccorritori, venne trasportato d’urgenza all’ospedale di Circolo di Varese, dove venne sottoposto a un delicato intervento di neurochirurgia. Ma nonostante l’operazione, il ragazzo morì il pomeriggio del giorno dopo nel reparto di terapia intensiva.

f.tonghini

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