«È mancato l’attaccamento alla maglia»

Rosario Rasizza, signor Openjobmetis: «All’improvviso è sparita la testa, torniamo all’umiltà del derby. Si può perdere ma dopo avere affrontato ogni partita come se fosse l’ultima. Varese è squadra, sempre»

La sconfitta contro la Dolomiti Energia Trento, pesante più nelle ripercussioni a livello morale che non nel mero punteggio finale del match, ha lasciato tanto amaro in bocca anche a Rosario Rasizza. Domenica al PalaWhirlpool c’era anche l’imprenditore gallaratese, presenza fissa a Masnago in questa sua stagione d’esordio in qualità di nuovo main sponsor del club biancorosso, con il marchio Openjobmetis, azienda della quale lo stesso Rasizza è amministratore delegato.

Dal mio punto di vista, che è quello dell’appassionato, devo dire che le sconfitte incassate contro Reggio Emilia e Venezia non mi avevano lasciato affatto insoddisfatto, perché – al di là del risultato negativo – avevo visto grande voglia di lottare. La squadra era stata squadra, se così posso dire, per davvero e fino alla fine. Domenica contro Trento invece…

È mancato il gruppo. È mancato l’affiatamento. È mancato l’attaccamento alla maglia. Le dico la verità: avrei preferito perdere con uno scarto parecchio maggiore, ma vedere un altro atteggiamento in campo da parte dei giocatori. È un po’ il concetto che ho voluto esprimere con il mio tweet, a fine partita: “No allo sconforto, giocare per Varese non fa uguale, serve sempre cuore. Avanti tutta”.

Non dico di essere arrabbiato, però sono sicuramente preoccupato e perplesso per quanto ho visto. Speriamo ovviamente sia stato solo un episodio. Può succedere.

Assenza sicuramente pesante quella dell’estone. Ci auguriamo ovviamente che il giocatore possa tornare a disposizione il prima possibile. Però io, pur non volendo entrare nelle questioni tecniche, che non mi competono, dico che la squadra c’è. E il netto 40-27 con il quale siamo andati domenica al riposo lungo ne è la dimostrazione. Le statistiche degli ultimi due quarti però sono state impietose: non si può disperdere un vantaggio che era arrivato a toccare i 16 punti. È sparita la testa. E quando questo succede, è inevitabile pagarla alla fine.

Gianmarco non si è sentito supportato dai giocatori e credo che nel corso della settimana che ci sta portando alla partita di domenica a Roma avrà affrontato e affronterà ancora il tema con la squadra, perché bisogna sicuramente ritrovare un altro spirito.

No, perché ritengo giusto, ribadisco, limitarmi al mio ruolo di sponsor e di sostenitore appassionato. Mi sono confrontato velocemente soltanto con il presidente, Stefano Coppa. Il nostro compito, come Openjobmetis, è e sarà sempre quello di dare grande sostegno, perché ci crediamo veramente.

Io credo che si debba ritornare a quel clima di grande umiltà che ha caratterizzato il derby d’esordio stagionale contro Cantù. Prima di ogni match, bisognerebbe sempre ragionare come se la partita in arrivo fosse l’ultima: l’appuntamento da non fallire assolutamente, per non perdere tutto. Questo secondo me è lo spirito giusto col quale affrontare ogni impegno.

Certo. L’obiettivo ovviamente è quello di vincere sempre, ma accettiamo anche le sconfitte quando la squadra dimostra di aver lottato fino alla fine. Ritengo infatti che le motivazioni siano fondamentali per raggiungere qualunque traguardo: sono quelle il vero motore di ogni successo. Ed è su questi aspetti, e non su quelli tecnici, che concentro il mio giudizio. Perché è esattamente questo il mio lavoro.