Ecco l’ormone degli sbalzi d’umore

Nuova scoperta - Lo studio potrebbe servire a mettere a punto nuovi metodi contraccettivi e a trattare casi di infertilità

Bambini alle prese con sbalzi d’umore. La colpa è degli ormoni. A dirlo è uno studio condotto alla Murdoch Children’s Research Institute di Melbourne su oltre 1.200 alunni di scuola elementare che ha dimostrato che i bambini con più alti livelli di androgeni adrenali – come il testosterone – misurati attraverso campioni di saliva mostrano anche livelli più alti di problemi comportamentali ed emotivi.

La ricerca condotta mostra per la prima volta che la fase dell’età evolutiva detta adrenarca, che comincia a 8 – 9 anni e precede la pubertà vera e propria, è caratterizzata dalla comparsa dei peli pubici e ascellari sotto lo stimolo degli ormoni androgenici e può essere responsabile anche di problemi legati a cambiamenti di umore. L’adrenarca è definito come il periodo dello sviluppo durante il quale si ha una graduale maturazione della corteccia surrenalica (la parte esterna del surrene,

una ghiandola posizionata sopra il rene che ha il compito di produrre ormoni) che si completa con la comparsa dei peli ascellari e pubici poco prima della maturazione sessuale.
Da sempre si discute del fatto che i ragazzini, una volta varcata la soglia dell’adolescenza, diventino delle schegge impazzite alle prese con le tempeste ormonali. In realtà, gli sbalzi emotivi hanno origine ben prima. Molti genitori, infatti, si chiedono perché il figlio di otto anni improvvisamente si mostra di pessimo umore, litiga con gli amici o scoppia in lacrime alla minima provocazione. Secondo una nuova ricerca australiana, la risposta sarebbe negli ormoni. «Finora non avevamo compreso perché nel periodo precedente alla pubertà emergano tassi più alti di problemi comportamentali ed emotivi – spiega George Patton, autore dello studio -. Non è ancora chiaro perché questi ormoni abbiano maggior effetto sui ragazzi più che sulle ragazze, né è chiaro perché alcuni ragazzi sembrino essere particolarmente sensibili ad essi». Le ipotesi sono che possa dipendere dall’ambiente in cui crescono, oppure dal corredo genetico. I risultati possono comunque avere un impatto significativo su come sono allevati e educati i ragazzi di tale gruppo di età – tradizionalmente considerato come periodo “latente” in cui non accade molto.

Finora l’interesse delle ricerche si è concentrato sui primi anni dello sviluppo, la fase prescolare, e poi sugli anni dell’adolescenza, mentre il periodo intermedio è stato trascurato. «Il ruolo di questi mutamenti ormonali e il loro effetto sullo sviluppo emotivo e sociale dei bambini significa che vi è quasi “una seconda opportunità” di intervenire prima che arrivi l’adolescenza – osserva Patton -. Questo significa che, se si trova la giusta modalità di intervento, si possono ridurre disagi, esistenziali e sociali, nella fase adolescenziale». Il trucco sta nel guidare i bambini a convivere, e in un certo qual modo controllare, l’emotività senza che questa prenda il sopravvento su ogni situazione della quotidianità. «La cosa più importante, che è anche il primo step da seguire, è la comprensione: capire cioè se si tratta di sbalzi ormonali, oppure se le cause sono da attribuire a problematiche familiari e sociali».