VARESE – Campi in fiamme nel Varesotto in questi giorni, complice l’ondata di caldo record che sta interessando la zona. A fronte dei diversi casi segnalati negli ultimi giorni, Coldiretti Varese lancia l’allarme: “Tutti devono fare attenzione: un semplice mozzicone di sigaretta lanciato da un’auto in corsa può trasformare un campo agricolo in un rogo pericoloso, con danni ingenti per le imprese del territorio”. A testimoniarlo è anche il presidente
dell’organizzazione agricola, Pietro Luca Colombo, che racconta come anche i campi della sua azienda siano stati colpiti dalle fiamme: “Per un soffio l’incendio non si è esteso alla nostra macchina trebbiatrice, anzi lo abbiamo domato proprio quando le prime fiamme iniziavano a lambire l’attrezzatura. I danni ci sono anche quando il raccolto è ultimato: nel mio caso ha preso fuoco la paglia, che ora ovviamente non possiamo più rivendere”.
Il fenomeno nel Varesotto si sta diffondendo a macchia d’olio, con le zone più colpite concentrate nella bassa provincia, dove il rischio si estende anche al contiguo Alto Milanese: tuttavia non mancano episodi più a nord, come nei campi vicini a Induno Olona, dove le fiamme hanno divorato ettari di terreno colpendo campi di cereali ancora da raccogliere.
Il fenomeno, purtroppo, non è circoscritto; ogni anno in Italia vanno in fumo migliaia di ettari agricoli, favoriti dalla siccità: l’assenza di pioggia da settimane trasforma la vegetazione in sterpaglie pronte a incendiarsi al primo innesco. Proprio le altissime temperature anticicloniche creano le condizioni ideali per la propagazione del fuoco. Lo si è visto lo scorso anno, un 2024 che si è confermato come il più caldo finora mai registrato in Italia con una temperatura di 1,47 gradi superiore alla media storica nei suoi primi sei mesi.
Ogni rogo ha un costo elevato per la collettività, stimato in oltre diecimila euro all’ettaro tra spese immediate per lo spegnimento e la bonifica e quelle a lungo termine per la ricostituzione degli ecosistemi devastati, nelle aree colpite dagli incendi vengono meno non solo le attività umane tradizionali ma anche la possibilità di fruizione del territorio da parte di appassionati, senza contare la perdita di importanti polmoni verdi e gli effetti negativi sul turismo, oltre ai problemi causati dal clima anomalo, con alte temperature, siccità e vento, pesa anche la disattenzione e il dolo, con il 60% degli incendi che si stima sia di origine dolosa.
“Proprio per contrastare il fenomeno è fondamentale valorizzare il ruolo delle imprese agricole come sentinelle del territorio, garantendo un presidio costante soprattutto nelle zone più interne, dove la presenza umana può fare da argine non solo al rischio incendi ma anche al dissesto idrogeologico” rimarca Colombo.
Coldiretti ribadisce altresì l’importanza di un riconoscimento adeguato per chi svolge questa funzione di controllo e monitoraggio, essenziale per prevenire tragedie annunciate e proteggere un patrimonio ambientale ed economico sempre più fragile.