GALLARATE – Una sala gremita a Palazzo Broletto ha fatto da cornice a un consiglio comunale infuocato, al centro del quale è finito il discusso Remigration Summit, l’evento ospitato il 17 maggio scorso al Teatro Condominio con la partecipazione di esponenti della destra europea. La mozione di condanna presentata da Pd, OcG, Lista Silvestrini e Città è Vita è stata respinta dalla maggioranza, alimentando un duro scontro politico e momenti di forte tensione in aula.
La mozione dell’opposizione e lo scontro in aula
Il documento dell’opposizione prendeva esplicitamente le distanze dai contenuti del summit, definiti dal capogruppo dem Giovanni Pignataro come «idee di stampo xenofobo e razzista», criticando l’uso di una sala pubblica per ospitare l’iniziativa. Tuttavia, la maggioranza ha bocciato l’emendamento proposto nei giorni scorsi, approvandone invece uno a firma di Massimo Gnocchi (Obiettivo Comune Gallarate) che spostava il focus sulla condanna delle violenze avvenute a Milano durante una manifestazione contro il summit e sul sostegno alle forze dell’ordine impegnate nei controlli.
Tensione alta durante l’intervento di Michele Aspesi (Lista Cassani), che ha criticato l’uso del comunicato della maggioranza all’interno della mozione delle opposizioni. Il pubblico ha reagito con insulti e l’aula è stata temporaneamente sospesa dal presidente del consiglio comunale Marco Colombo, che ha invitato alla calma.
Accuse incrociate e nervi tesi
Durante la discussione, Cesare Coppe (Città è Vita) ha parlato di una «città al contrario», accusando la maggioranza di invocare la libertà di espressione solo per alcuni e definendo il summit una forma di «legittimazione di teorie abominevoli».
Calogero Ceraldi (Forza Italia) ha espresso rammarico per la mancata condivisione di un testo unitario, condannando «razzismo e antisemitismo», ma anche sottolineando che il diritto di esprimere opinioni deve essere garantito a tutti. Simile la posizione di Luigi Galluppi (Centro Popolare), pur prendendo le distanze dalle idee del summit.
Davide Ferrari (Pd) ha definito la remigrazione come una forma di «pulizia etnica», mentre il sindaco Andrea Cassani ha replicato duramente: «Una percentuale elevata di delinquenti è straniera. Parlare di rimpatrio non è nazismo, ma buon senso».
Luca Sorrentino (Fratelli d’Italia) ha invece accusato le opposizioni di voler delegittimare le forze dell’ordine presenti al summit, sostenendo che, se ci fossero state tesi illegali, sarebbero intervenute. Gnocchi ha ribattuto: «Nessuno ha parlato di reati, ma le idee di quelle persone sono evidenti».
Le accuse finali e la bocciatura
Il clima si è ulteriormente acceso quando Giovanni Pignataro ha accusato il sindaco Cassani di strumentalizzazione politica per fini personali, legando il summit alla presenza di esponenti leghisti e al video messaggio del generale Vannacci. Cassani ha respinto le accuse e rilanciato: «L’unica convenienza è quella della sinistra che guadagna sulla gestione dell’immigrazione».
Alla fine, la mozione è stata respinta con il voto contrario della maggioranza, mentre l’opposizione (compresa Sonia Serati di +Gallarate, che pur non l’aveva firmata) ha votato compatta a favore. Parte del pubblico ha reagito con proteste rumorose e alcuni presenti sono stati accompagnati fuori dall’aula dalla Polizia locale.
L’interrogazione sul Teatro Condominio
Nel corso della seduta si è discusso anche dell’interrogazione presentata da Carmelo Lauricella (Pd), che chiedeva chiarimenti sull’autorizzazione e sui costi per l’affitto del Teatro Condominio. Cassani ha risposto che la richiesta è arrivata domenica 11 maggio dalla Melarido srl, gestore della sala, e che non spetta al sindaco approvare o rifiutare l’affitto per eventi che non violano la legge. Sul costo dell’affitto, il primo cittadino ha dichiarato di non esserne a conoscenza, lasciando la questione al concessionario.
Anche Massimo Gnocchi e Sonia Serati hanno presentato ulteriori richieste di chiarimento, sottolineando le responsabilità politiche dell’amministrazione.
La seduta si è chiusa tra applausi e fischi, con Gallarate sempre più divisa attorno a un evento che ha acceso riflettori nazionali e messo in discussione il concetto stesso di libertà di espressione nelle istituzioni pubbliche.